Suor Benedetta va in clausura
«Se Dio vi chiama, non fuggite»

«Vogliamo dire grazie a suor Maria Benedetta per il suo sì in risposta alla chiamata del Signore. La sua consacrazione religiosa perpetua è un grande dono a Dio, alla Chiesa e ai fratelli». Sono le parole del vescovo Francesco Beschi nella concelebrazione eucaristica, domenica 11 luglio nella chiesa del monastero di San Benedetto in via Sant'Alessandro, per la professione religiosa perpetua di suor Maria Benedetta Pavanello, 40 anni, nativa di Padova.

Numerosi i fedeli presenti, fra cui la mamma della monaca, le due sorelle, i rispettivi mariti e due nipotine. Oltre una ventina i sacerdoti concelebranti, fra cui monsignor Alessandro Assolari, delegato vescovile per la vita consacrata, e monsignor Gianni Carzaniga, prevosto di Sant'Alessandro in Colonna.

Chiamata per nome, suor Maria Benedetta ha risposto: «Mi hai chiamato, eccomi Signore». Poi le interrogazioni del vescovo sui doveri della vita monastica. Quindi, al canto solenne delle Litanie dei Santi, si è prostrata a terra. Poi la lettura della professione religiosa perpetua davanti alla madre badessa Tarcisia Pezzoli, il canto in latino del «Suscipe» tipico della liturgia benedettina, la preghiera di consacrazione detta dal vescovo, la consegna di abito, velo, anello, libro della Liturgia delle Ore e l'abbraccio con tutte le consorelle.

Suor Pavanello è nata in una famiglia molto religiosa. Il papà, morto sei anni fa, era agente di commercio. È laureata in Storia all'Università Ca' Foscari di Venezia. «Ho sentito la chiamata alla vita religiosa nell'adolescenza - racconta -. I miei genitori, però, dicevano che ero troppo giovane ed era preferibile che io proseguissi gli studi e conoscessi meglio il mondo. Mi sono iscritta all'università, con la prospettiva di restarvi per studi anche dopo la laurea».

Poi la scintilla che l'ha portata in monastero. «Durante la stesura della tesi - prosegue suor Pavanello -, approfondendo l'epoca medioevale, ho letto un trattato di San Bernardo a commento di un passo della Regola benedettina. L'ho letto e riletto e ho capito che la mia strada era abbracciare la famiglia di San Benedetto. I miei familiari sono rimasti sorpresi, ma non mi hanno ostacolato».

La scelta del monastero bergamasco non è stata casuale. «L'avevo visitato più volte con i miei familiari, poiché lì era monaca una prozia paterna. Ho deciso di seguire le sue orme, ho scritto alla madre badessa e sono entrata in monastero il 10 maggio 2005 per il postulandato».

La giornata benedettina è molto intensa: alle 4 Ufficio delle Letture, alle 6 Lodi, Messa e Ora terza, alle 8,15 colazione, seguita dalle ore di lavoro assegnato a ciascuna monaca, dall'Ora Sesta, dall'Angelus e dal pranzo. Alle 15 Ora Nona e lavoro, alle 17,30 Vespri e meditazione, alle 19 cena e ricreazione con le consorelle, alle 20,30 Compieta e ritiro.

«Nella mentalità utilitaristica del nostro tempo - conclude suor Pavanello - non pochi si domandano: a cosa servono le monache e i monasteri? Io rispondo che non servono a nessuno, ma servono a Dio. Ai giovani dico: se sentite la chiamata del Signore, non fuggite, rispondete con un sì e mettetevi in gioco».
 Carmelo Epis

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