I trasferimenti dallo Stato:
Gandino è ultima: 6 € per abitante

Sei euro per abitante, il prezzo di una pizza. Tanto ha ricevuto dallo Stato nel 2008 il Comune di Gandino, secondo i dati dell'Ifel (Istituto per la finanza e l'economia locale), il centro studi dell'associazione dei Comuni italiani. Sei euro a residente, che a modo loro sono un record: fanno infatti del Comune seriano il fanalino di coda, in Italia, per trasferimenti statali. Cifre ben diverse da quelle che compaiono ai piani alti della classifica, pubblicata domenica 25 luglio dal Corriere della sera.

Per restare in ambito lombardo, per esempio, il Comune di Morterone, nel Lecchese, per i suoi 36 abitanti ha ricevuto due anni fa la somma di 9.701 euro a testa. Un contributo circa milleseicento volte superiore a quello toccato ai gandinesi. «Almeno abbiamo anche noi il nostro bel primato»: il primo commento del sindaco di Gandino, Gustavo Maccari, da otto anni al timone del paese, è all'insegna dell'ironia.

Ma la considerazione che segue è amara: «Essere buoni amministratori, rispettare i vincoli del patto di stabilità, evitare di indebitarsi, porta per paradosso a questi risultati. Altri Comuni, penso ad esempio a Roma e Catania, che invece hanno accumulato debiti, sono stati premiati». Sul come si sia arrivati a questo punto, il sindaco si riserva di fare degli approfondimenti già questa mattina, scartabellando tra i bilanci.

L'imputato principale, comunque, sarebbe il meccanismo della spesa storica, che calcola i trasferimenti agli enti locali sulla base di quanto questi hanno speso in passato. Un sistema che non colpisce solo Gandino, ma anche numerose altre realtà orobiche. Spiega Claudio Armati, presidente dell'associazione di Comuni bergamaschi, che «dal punto di vista dei trasferimenti, tutta la Lombardia, in generale, è agli ultimi posti. E la Bergamasca, da sempre parsimoniosa, è particolarmente penalizzata».

Come se l'è cavata, Gandino, nel fare i conti con questi rubinetti statali praticamente chiusi? «Abbiamo eliminato tutte le spese superflue, applicato una gestione rigorosa - risponde il primo cittadino -. Il problema è che le leggi non entrano nel dettaglio di ogni singola gestione, così non si riesce a differenziare tra virtuosi e non. Un esempio: questa amministrazione, appena insediata, ha deciso di dimezzarsi i compensi. Poi è uscita la norma, a livello nazionale, che imponeva la riduzione del 10% degli stipendi. Ovviamente, non si è potuto tenere conto del fatto che noi avevamo già tagliato. Lo stesso ragionamento si può fare per le assunzioni: il blocco vale per tutti, anche per noi, che pure in valle Seriana siamo tra i municipi con meno dipendenti in assoluto».

Nonostante tutto, il primo cittadino non si lamenta («siamo riusciti ugualmente a mantenere Gandino un bel paese, con tanti servizi e iniziative»), ma, pensando anche a Morterone e ai suoi novemila euro e passa di trasferimenti pro capite, lancia la sua proposta «risparmiosa»: «Questi Comuni microscopici vanno accorpati. A meno che ci siano motivi precisi, per esempio una particolare conformazione del territorio, non c'è motivo di mantenere amministrazioni distinte per realtà piccolissime. Il discorso vale anche qui da noi: in Val Gandino, per diciassettemila abitanti, ci sono cinque Comuni. Serve?».

Intanto, un tentativo di superare il meccanismo della spesa storica è allo studio nell'ambito delle riforme sul federalismo fiscale: l'obiettivo è introdurre un nuovo sistema di calcolo dei trasferimenti, basato sui «costi standard», ovvero su una valutazione dell'effettivo fabbisogno del Comune per garantire i servizi. Basterà a portare qualche euro in più ai gandinesi?
 Fausta Morandi

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