La lettera: «Sagre, che delusione
Utopia pensare di risparmiare»

«Abito in un piccolo paese ai piedi della Valle Imagna, animato per gran parte dell'estate da feste organizzate da oratorio, parrocchia, associazioni, alpini, Lega e... chi più ne ha più ne metta. E non son da meno anche i paesi confinanti; quasi una lotta a chi propone di più».

«Nell'imbarazzo della scelta ho avuto la fortuna (o sfortuna) di aver partecipato ad alcune di esse, la maggior parte delle volte con il grande gruppo della mia stupenda famiglia. L'intenzione è trascorrere divertenti serate allietate di certo anche dalla buona cucina a prezzi contenuti».

«Ma ahimè, quando si scorre la lista dei menù proposti (generalmente casoncelli, lasagne e penne al pomodoro come primo, cotechino, spiedini, brasato e polenta taragna come secondo), mi sono accorta di come il risparmio abiti da tutt'altra parte. Ormai i primi si aggirano sulle 4/5 euro, mentre i secondi toccano spesso gli 8 euro, ad eccezione dei 3,50 euro per il cotechino. Patatine euro 2,50».

«Si sa, sono soldi destinati alla Chiesa o ad associazioni che li utilizzano per i propri fini costitutivi. Ma se si aggiungono altri particolari abbastanza noiosi la situazione cambia. C'è il signore o signora che per tutta la serata ti perseguita per acquistare i biglietti della lotteria; c'è l'inconveniente di aver conquistato il vassoio ma non il tavolo; c'è la musica alcune volte assordante; ci sono il piatto e le posate di plastica; ci sono le file alla cassa e al bar e quando finalmente ci si siede il cibo è ormai freddo».

«Poi si torna a casa non così leggeri come quando si è partiti perché la convinzione di non spendere così come al ristorante è completamente svanita. Resta un falso scontrino a dimostrare che a persona si è speso circa 14 euro magari per due miseri spiedini non ben cotti, dell'acqua, una porzione di patatine, una fetta di torta e un coperto inesistente».

«L'unica nota positiva che ti resta è vedere quanta gente crede in queste feste donandosi come volontari dalla mattina alla sera per cucinare, pulire ed organizzare. Solo a loro è concesso un grazie. Poi trascorsi alcuni giorni ti può capitare, come è successo a noi, di venir informato che uno dei tuoi 50 biglietti aquistati è vincente».

«Il premio, seppur di consolazione, è costituito da due buoni spesa in un negozio di articoli per la casa del valore complessivo di 75 euro. Pensi che ne è valsa la pena. Ti precipiti al negozio emozionata (è la prima volta che vinco) e la titolare ti dice: «scelga solo gli oggetti che si trovano su questo tavolo».

«Un tavolo imbandito con suppellettili probabilmente invenduti da anni ma ben spolverati. E non finisce qui. Presa da una rabbia che ammutolisce scegli due anfore di vetro degli anni '60 e ti viene detto che in realtà il loro valore effettivo è di circa 10 euro in più. Se le voglio devo dare la differenza. A quel punto tutto diventa chiaro».

«L'anno prossimo ci penso più di una volta prima di scegliere fra le tante sagre di paese pubblicizzate su striscioni svolazzanti per strada. Con 14 euro faccio una spesa il più possibile intelligente e resto a casa mia».
 Lettera firmata

© RIPRODUZIONE RISERVATA