Ci vuole il sostegno dell'Europa
per recuperare l'ex cementificio

È spazio che respira: si leva ad altezze vertiginose e subito sprofonda in ampie navate, fra teorie di pilastri che si stagliano dinanzi all'incedere del tempo. L'ex cementiera è stata domenica aperta al pubblico per la prima volta da quando fu dismessa tra gli anni '60 e '70: le prossime visite guidate si terranno nei Giorni europei del patrimonio, 25 e 26 settembre.

Alzano Lombardo è più che mai risoluta a recuperare e riqualificare il suo «colosseo del cemento», come lo ha definito il critico d'arte Philippe Daverio. A lui il Comune di Alzano e la Provincia di Bergamo hanno affidato il compito di lanciare un forte appello durante il convegno di archeologia industriale da loro organizzato nello stesso edificio.

Sono intervenuti il sindaco di Alzano Roberto Anelli, il presidente della Provincia Ettore Pirovano e Agostino Tironi, presidente dell'omonimo Gruppo che è attuale proprietario della struttura. E Marco Dezzi Bardeschi, docente di Restauro al Politecnico di Milano, che ha ricordato la storia del cementificio fondato dalla famiglia Pesenti e ha annunciato che lo stesso sarà al centro del prossimo numero della rivista Ananke.

L'intento - ha premesso Silvia Lanzani, assessore alle Grandi infrastrutture, pianificazione territoriale ed Expo della Provincia - è «far conoscere questa struttura e di raccogliere idee» per recuperarla e valorizzarla. Costruita nel 1883 e poi ampliata a 25 mila metri quadri è stata riconosciuta monumento di archeologia industriale dal 1980, dalla Soprintendenza per i Beni architettonici. Ora necessita di interventi di consolidamento, restauro conservativo e adeguamento alle norme edilizie, sanitarie e di sicurezza per un costo di circa 30 milioni di euro. E sono parse di buon auspicio le molte presenze del contesto politico e imprenditoriale al convegno.

«Dobbiamo trovare idee e denaro - ha detto il presidente della Provincia Ettore Pirovano - Idee per capire come e con quali finalità recuperare questa immensa struttura che non può restare solo un museo. Per questo sprono le tante personalità del mondo dell'imprenditoria e della cultura affinchè portino il loro contributo». «Una grande opportunità che potrebbe portare concrete ricadute in termini di sviluppo per l'intera valle», ha sottolineato Roberto Anelli, sindaco di Alzano e assessore provinciale.

E pensare che «questo edificio è dismesso da quarant'anni - ha constatato Daverio -. All'epoca nessuno l'avrebbe considerato una cosa bella come sta accadendo oggi. Abbiamo demolito, buttato via, migliaia di questi edifici. Ma alcuni sono rimasti. Fabbriche che nascevano tra fine '800 e inizi '900 ed erano realizzate con un trasporto estetico che da allora non c'è più stato. Perché un tempo i proprietari vivevano nelle loro fabbriche e le costruivano con più impegno di quanto necessitasse il loro uso».

«Che cosa fare dunque di questo monumento? Recuperiamolo, recuperiamo il futuro che c'era nel 1883, i valori dell'ingegno e della capacità imprenditoriale. Ma senza che questa struttura perda la propria patina romantica, che emoziona ed è potente strumento di comunicazione». E cercando sostegno dall'Unione europea per un monumento «unico» nel suo genere.
 Elisabetta Calcaterra

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