«Rovinati dalle slot machine»
I giocatori: è come una droga

«Iniziare a giocare è un attimo: quando infili la monetina e senti che viene giù quel mucchio di euro che scrosciano, subito li ributti dentro, tac-tac-tac te li rigiochi: ed è finita». Quella del gioco d'azzardo, dei suoi disastri e dei suoi pentiti è una storia sociale nient'affatto minore, ma di quelle che restano sott'acqua.

Raggiungono gli onori della cronaca quando la cosa si tinge di nero: qualche furto con scasso, qualche accoltellamento notturno, regolamento di conti; qualche suicidio. Nella trappola cade gente assolutamente normale: impiegati, casalinghe, artigiani, ragazzi e pensionati, anche qualcuno (che era) piuttosto ricco.

Sono frequentatori di casinò, di ippodromi, di sale Bingo, fanatici del gratta e vinci ma soprattutto, negli ultimi anni, drogati di «macchinette» - come le chiamano loro -, quelle slot machines che fino a 15 anni fa si vedevano solo nei film americani e che ora invece hanno messo un po' ovunque».

Su L'Eco di Bergamo del 10 ottobre parlano, questi «drogati del gioco d'azzardo»: hanno una gran voglia di confessare pesi che gravano non solo sul conto in banca ma anche sulle loro coscienze. Racconti che, a sentirli, fanno venire i brividi, come quello di un signore che ha fatto fuori 450 mila euro...

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