Pezzotta sulla tomba del padre:
«Ora l'ho finalmente incontrato»

Il sole stava tramontando quando la famiglia Pezzotta è arrivata venerdì 15 ottobre a Bielany, un sobborgo di Varsavia, al cimitero militare di Zolnierzy Wloskich. Varcati i cancelli, Savino Pezzotta e i suoi familiari si sono trovati davanti alla lastra di pietra con incisi i nomi dei soldati italiani lì sepolti, sepolti insieme, esattamente come erano stati trovati, nella fossa del campo di concentramento di Hohenstein, nella Prussia Orientale, non troppo lontano dalla capitale polacca.

Savino Pezzotta è rimasto in silenzio, con lui la moglie Renata, i figli Giuditta ed Emanuel. Intorno, altri diciannove familiari arrivati qui per questo incontro con il passato. Da quel giugno del 1944, quando perse la vita, di Francesco Pezzotta non si era saputo più niente. Come era morto? Dove? Da qualche parte si trovavano ancora i suoi resti? Quando Francesco morì, a trent'anni, Savino Pezzotta aveva pochi mesi di vita. Non ha mai conosciuto suo padre.

Savino Pezzotta mormora che è difficile parlare, dire quello che si prova, però aggiunge: «È stato come quando ho letto il nome di mio padre su L'Eco nel giugno scorso. Ora ho visto il suo nome sulla pietra, so che i suoi resti sono qui. D'improvviso un ricordo forte, ma astratto si è fatto concreto, tangibile. È come se io avessi finalmente incontrato mio padre».

Il viaggio della famiglia Pezzotta è cominciato venerdì mattina all'alba per arrivare in aeroporto dove l'aereo per Varsavia doveva decollare alle 8.30. Invece è partito alle 13.45. Il programma della giornata ha rischiato di saltare. Il gruppo è arrivato a Varsavia alle 15.40, l'apertura del cimitero è stata prorogata apposta fino alle 18, la Messa nella chiesa del beato Popieluszko in suffragio di Francesco Pezzotta e degli altri caduti è stata spostata alle 19.15. Il programma mattutino è diventato tardo-pomeridiano.

Per leggere il servizio completo da Varsavia leggi L'Eco di Bergamo del 16 ottobre

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