Una madre: «Adesso ho paura»
Il figlio aggredito: «Denunciate»

«Adesso ho paura. Quello che è successo potrebbe capitare ancora. E magari anche di peggio». È un mamma Giulia, nome di fantasia dietro il quale si cela la vera identità di questa signora che osserva le pensiline e la stazione come fossero una trincea. È una mamma e non può che preoccuparsi. Qualsiasi genitore al suo posto lo farebbe. Anche per molto meno. Perché una rapina spaventa già di per sé, ma quando a compierla ai danni del proprio figlio sono dei suoi coetanei forse spaventa anche di più.

Per questo Giulia, al fianco di Marco (altro nome di fantasia per tutelare lo studente aggredito), osserva con apprensione le pensiline e quando il ragazzo scorge i propri rapinatori, impietrisce assieme a lui. Sono giovani, giovanissimi. Coetanei si diceva: quindici, sedici anni. «Quando mi hanno avvicinato – racconta Marco rievocando l'episodio che risale allo scorso 6 ottobre – infatti pensavo scherzassero. “Ti ricordi di me?”, diceva uno di loro che avevo già visto qualche volta. Hanno cominciato a spintonarmi e, a un certo punto, mi sono spaventato sul serio perché la cosa stava degenerando. Fortunatamente sono riuscito a defilarmi e sono scappato». Poi l'amara scoperta: il portafogli era sparito, anche se i borseggiatori, sbarrandosene, avevano consentito a un negoziante delle Autolinee di recuperarlo.

«Quando mio figlio è arrivato a casa – spiega la madre – era agitato e il suo racconto ha scosso pure me. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere e adesso sono preoccupata perché il ragazzo deve spesso fermarsi alla stazione e restarci anche per un'ora in attesa dell'autobus per tornare a casa». E Marco? Marco sembrerebbe più tranquillo: «Certo al momento mi sono spaventato – ribadisce -, ma quei ragazzi non mi fanno paura: credo che la cosa giusta sia denunciare certi episodi, se mi dovesse capitare ancora ne parlerei nuovamente».

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