Pradalunga: «Non rimuovete
i monumenti storici del cimitero»

«I monumenti storici  del viale di ingresso del cimitero di Pradalunga, nel cosiddetto Campo Cippi, non devono essere rimossi». Lo chiede un gruppo di cittadini di Pradalunga che hanno inviato una lettera al sindaco e alla giunta comunale. I firmatari, consapevoli del fatto che il Comune deve razionalizzare l'utilizzo degli spazi pubblici, compresi quelli cimiteriali, avanzano una serie di osservazioni.

In particolare non condividono le parti della delibera dove si asserisce che «gran parte dei […] monumenti non ha nessun pregio artistico» e che recano espressioni di pessimo gusto secondo cui alcuni monumenti per il loro «stato di abbandono» rendono «indecoroso e sciatto l'ingresso del cimitero».

«Forse che i monumenti più celebrati d'Italia, dal Duomo di Milano, al Colosseo, al Palazzo Ducale di Venezia o al Duomo di Bergamo, ancorché prima di essere fatti oggetto di importanti interventi di restauro conservativo, suscitavano nel turista, o nel semplice visitatore, sentimenti di disprezzo, di ripugnanza verso l'opera stessa o non piuttosto la preoccupazione che quelle opere andassero perdute per sempre, se non si fosse provveduto per tempo con azioni mirate a riportarle agli antichi splendori?», si chiedono i firmatari della lettera.

Nella lettera si legge che è «indubbio che i monumenti presenti nel Campo Cippi non siano tutte opere d'arte al pari dei celebri marmi del Bernini, ai bronzi del Manzù o alle opere marmoree e lignee dello scultore luzzanese Alberto Meli; essi sono, però, espressione di quella cosiddetta arte povera, da cui traspare la ricchezza dei sentimenti che hanno animato la mano di quegli artisti verosimilmente locali e rimasti per lo più ignoti, cui i nostri avi hanno conferito incarico di costruire un manufatto che fosse espressione del loro legame affettivo. La semplicità dei cippi marmorei, lungi dall'essere ostentazione di agiatezza economica né di ceto sociale, sta proprio a documentare la sensibilità, gli amorosi intenti, nonché la pietà cristiana e la corrispondenza di affetti e di relazioni che hanno caratterizzato le passate generazioni».

«E' abbastanza assodato - prosegue la lettera - che, qualunque persona voglia conoscere un paese o una città a lei sconosciuti, oltre a visitare biblioteche, chiese, piazze e monumenti, varchi la soglia dei cimiteri, perché attraverso la visione dei monumenti, importanti indicatori dell'arte e, più in generale, della cultura, si ottiene una approfondita conoscenza del periodo storico in cui essi sono stati concepiti e collocati. Anche i cippi del cimitero di Pradalunga assolvono a questo scopo: ritornare con la memoria ai tempi che furono e, con essi, alle vicende umane della nostra gente, con l'intento di rafforzare i legami socio affettivi tra i componenti della comunità pradalunghese».

Gli estensori della lettera chiedono dunque al sindaco «di rivedere la delibera in questione e di sospendere gli interventi previsti;  di effettuare i necessari interventi di restauro di tutti i monumenti che si affacciano lungo l'ingresso del cimitero, e quindi provvedere alla pulizia, al riempimento delle lettere e delle parti marmoree mancanti, alla messa in sicurezza statica e alla riorganizzazione degli spazi, in modo da assicurare armonia all'ingresso medesimo»

«Facciamo nostri - concludono i firmatari della richiesta - i celebri versi del poeta Ugo Foscolo, che nel carme Dei Sepolcri: A egregie cose il forte animo accendono l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta […]».

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