Chiede l'indennità per il figlio
Albanese vince la causa

Si è conclusa positivamente per un operaio albanese di Bergamo la vicenda giudiziaria che lo ha visto protagonista. L'uomo ha presentato tre anni fa una domanda di indennità alla Pubblica amministrazione per poter assistere il figlio invalido.

Si è conclusa positivamente per un operaio albanese, impiegato nel settore metalmeccanico e residente a Bergamo, la vicenda giudiziaria che lo ha visto di recente protagonista. L'uomo ha presentato tre anni fa una domanda di indennità di frequenza alla Pubblica amministrazione per poter assistere il figlio invalido che oggi ha 12 anni.

«Il caso – conferma Adriano Allieri, responsabile dell'ufficio stranieri della Cisl – riguarda un albanese il cui figlio minorenne è invalido al 100%, che si è visto respingere la sua richiesta di sovvenzione inoltrata all'Inps in quanto sprovvisto della carta di soggiorno, documento che viene concesso a quegli immigrati non solo in possesso di determinati requisiti, ma che risultino regolarmente presenti sul territorio nazionale da almeno cinque anni. A quel punto l'albanese si è rivolto a noi che abbiamo promosso un'azione legale in quanto riteniamo sia importante difendere il diritto all'uguaglianza, in tema di previdenza sociale».

Il bambino in questione lamenta una grave disfunzione all'apparato respiratorio, tanto è vero che gli è stata riconosciuta l'invalidità dall'Asl. Lo strumento di previdenza sociale richiesto a suo tempo è stata l'indennità di frequenza, che significa un rimborso spese per consentire al soggetto, o ai genitori, di poter andare avanti e indietro dagli ospedali per garantire allo stesso visite ed eventuali cure. Si tratta perciò di un forfait mensile. Va sottolineato che l'albanese, con la moglie, è venuto quasi 10 anni fa in Italia per trovare una soluzione ai problemi del figlio. Nel frattempo ha trovato un'occupazione. «Per la nostra legge – aggiunge l'avvocato – non basta essere malati, occorre anche avere i requisiti giuridici, ovvero il possesso della carta di soggiorno. Ma si finisce con il fare delle disparità. Siamo andati fino in fondo: il Tribunale ci ha dato ragione».

Dopo un lunghissimo iter, la sentenza a favore è arrivata lo scorso 7 ottobre: ora l'Inps dovrà corrispondere oltre all'indennità di frequenza mensile anche gli arretrati di 3 anni più gli interessi.

Per conoscere tutta la storia leggi L'Eco di Bergamo del 30 ottobre

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