Elisa e il piccolo capriolo Tino
Dolce favola in alta Val Brembana

Elisa dice che il suo Tino è puntuale: se c'è bel tempo, la mattina verso le 8, si mette fuori dalla porta e, quasi quasi, con le zampine bussa pure per farsi notare. La straordinaria storia d'amicizia di Elisa e Tino sembra essere uscita da una favola.

Elisa dice che il suo Tino è ormai puntuale: se c'è bel tempo, la mattina verso le 8, si mette fuori dalla porta e, quasi quasi, con le zampine bussa pure per farsi notare. La straordinaria storia d'amicizia di Elisa e Tino sembra essere uscita da una favola. Perché lui è un cucciolo di capriolo, animale selvatico che rarissimamente si avvicina all'uomo. Ma, appena nato, Tino è rimasto senza la mamma e così, alla ricerca di cibo, si è sempre più avvicinato alle case, in un paese dell'alta Valle Brembana di cui la padroncina preferisce non rivelare il nome per evitare troppi curiosi o spiacevoli conseguenze per l'animale.

Oggi Tino è talmente addomesticato che prende cibo dalle mani di Elisa ma anche dalle altre persone del paese che l'hanno preso a cura. E, tra gli amici, si è persino fatto un gatto della vicina di casa di Elisa. La storia inizia lo scorso marzo quando il cucciolo, nato a settembre-ottobre 2009, rimasto solo dopo la morte della mamma, esce dal bosco e si avvicina alle case. «Dopo l'inverno trascorso da solo era diventato magrissimo, brutto e malato – ricorda Elisa, 21 anni, studentessa – e ormai pensavamo che morisse. Invece, col passare dei giorni e lo sciogliersi della neve, ha iniziato ad avvicinarsi sempre di più a noi finché siamo riusciti a dargli il primo cibo: abbiamo tentato con l'erba ma non la prendeva. Così abbiamo provato con i biscottini per la prima infanzia. Sono quelli che gli hanno salvato la vita e per questo poi lo abbiamo chiamato Tino».

Passa l'estate e il capriolo diventa amico anche del resto del paese. Ormai si avvicina all'uomo senza timore, con quell'appuntamento ogni mattina davanti a casa di Elisa. Sempre che non ci sia brutto tempo. «Mentre all'inizio era ancora un po' timoroso con le persone – continua la studentessa – ora si lascia prendere senza problemi, si lascia pulire e accarrezzare, è diventato persino affettuoso come un cagnolino. E se si lasciano le porte aperte entra pure nelle case. Magari rimane in paese anche tutto il giorno per poi tornare nel bosco a dormire».

Per scoprire tutta la «favola» leggi L'Eco di Bergamo del 31 ottobre

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