Yara Gambirasio, su una nave
fermati un tunisino e un italiano

La scomparsa di Yara Gambirasio è sempre avvolta nel mistero, ma in tarda serata forse la svolta decisiva alle indagini. Su una nave diretta da Genova a Tangeri sono stati fermati un tunisino e un italiano, poi trasferiti a Bergamo per l'interrogatorio.

La scomparsa di Yara Gambirasio è sempre avvolta nel mistero, ma nella tarda serata di sabato si è forse registrata una svolta che potrebbe rivelarsi decisiva nelle indagini. Su una nave traghetto diretta da Genova a Tangeri sono stati fermati un tunisino e un italiano poi trasferiti a Bergamo nella notte per essere interrogati dal pm che coordina l'inchiesta, Letizia Ruggeri.

Rai News è stata la prima a dare la notizia con un flash: «Tunisino fermato su nave. Trasferito a capitaneria Sanremo». Il lancio è stata presto ripreso dai vari organi d'informazione. E dopo le prime indiscrezioni e le prime logiche imprecisioni, il quadro si è via delineato. I fermati sono due e risulterebbero entrambi implicati nella scomparsa di Yara, ma non si sa ancora a che livello.

Il traghetto fermato al largo di Bordighera è il Berkane della compagnia di navigazione Comanav-Comarit. Sembra che la nave fosse già in acque internazionali, ma sia rientrata in acque italiane proprio per consentire ai carabinieri e alla guardia costiera di salire sul traghetto e fermare i due sospettati. Pare che il tunisino, che abiterebbe nel Bergamasco, fosse già tra i ricercati dopo la scomparsa di Yara, avvenuta venerdì 26 novembre. Il riserbo degli inquirenti è massimo.

La complessa operazione è partita attorno alle 17 coinvolgendo in stretta collaborazione tra loro la Procura di Bergamo, quella di Sanremo, la Capitaneria di Porto e la Guardia Costiera, che ha affiancato i Carabinieri.

Verso quell'ora un ufficiale dei Carabinieri ha chiesto alla Capitaneria di Porto di bloccare il traghetto diretto da Sanremo a Tangeri per poter fermare il tunisino e l'italiano che si trovavano a bordo. Fermata la nave, la Guardia Costiera ha accompagnato i Carabinieri a bordo del traghetto dove, dopo averli individuati e identificati, i due ricercati sono stati sottoposti a stato di fermo e fatti scendere dalla nave, che, in quel momento, si trovava al largo di Bordighera.

A bordo di una pilotina della Guardia Costiera, i Carabinieri e i due fermati sono stati portati a terra. In un primo tempo si pensava dovessero sbarcare al porto di Portosole, nei pressi di Sanremo, in realtà sono invece stati fatti scendere al porto di Marina degli Aregai (a Santo Stefano al Mare, in provincia di Imperia).

Una volta sbarcati, i due fermati - a cui i militari sarebbero risaliti seguendo le tracce di una autovettura - sono stati subito trasferiti a Bergamo a disposizione dell'autorità giudiziaria, che sulla vicenda mantiene il massimo riserbo.

Ulteriori particolari si potranno conoscere nella mattinata di domenica. I giornalisti hanno stazionato davanti alla caserma dei carabinieri di via delle Valli fino alle 4 di notte per avere ulteriori notizie, ma non è trapelato assolutamente nulla.

IL POMERIGGIO DI SABATO
Gli investigatori battono tutte le piste, ma si stanno concentrando sul mondo della ragazzina, ovvero sull'ambiente della palestra e dei conoscenti. Così, mentre centinaia di persone continuano le ricerche in un'area circostante Brembate Sopra sempre più vasta, non si esclude l'ipotesi che la ginnasta tredicenne possa essere stata presa da chi si fidava.

Sono tutte ipotesi, come quella di uno squilibrato incrociato per caso sulla via di casa o quella della banda organizzata nel molestare le ragazzine. Caccia a un'utilitaria rossa, a un furgoncino bianco, sono giorni in cui piovono mille segnalazioni, ma sono quasi tutte inattendibili. L'unica ipotesi che ormai è stata definitivamente scartata è quella della fuga volontaria.

Per il momento, comunque, ancora una giornata infruttuosa. Le ricerche di Yara Gambirasio hanno mobilitato sabato 4 dicembre circa 300 persone interessando la sponda bergamasca del fiume Adda, parte dell'Isola e l'inizio della Valle Imagna, ma senza nessun risultato. Domenica è prevista ancor mobilitazione ancora maggiore. La ripresa delle ricerche è stata fissata alle 8 e la novità sarà rappresentata dall'impiego di un eco-scandagliatore per controllare il greto del fiume.

Le ricerche, a cui hanno partecipato circa 300 persone tra polizia, carabinieri, protezione civile (di circa 20 paesi), forestale, vigili del fuoco e unità cinofile, si sono concluse con il buio. Si è continuata l'attività investigativa nell'area di Brembate, ma intanto le ricerche si sono estese ancora di più. Controllate la sponda bergamasca dell'Adda da Villa d'Adda a Canonica d'Adda, i primi paesi della Valle Imagna, ovvero Strozza, Bedulita e Capizzone, così come parte dell'Isola, cioè Mapello, Ambivere e Sotto il Monte.

MATTINA DI SABATO
Le ricerche di Yara Gambirasio proseguono anche nella giornata di sabato 4 dicembre e si sono spostate sulla sponda bergamasca del fiume Adda. La protezione civile, le unità cinofile e i vigili del fuoco stanno lavorando da Villa d'Adda fino a Capriate, Calusco, Medolago, arrivando fino a Strozza, nei pressi dell'ex cava quarzifera. Si controlla tutta la zona circostante, fino all'inizio della Valle Imagna. Tutto questo mentre i carabinieri continuano le indagini investigative nella zona di Brembate. In particolare i controlli si effettuano nella zona vicina all'ex Sobea e lungo la Briantea.
In campo anche il corpo forestale con 15 uomini che setacciano la zona oltre la Briantea verso Mapello. In questi giorni hanno gia perlustrato 400 ettari di territorio senza esito. Al lavoro anche la polizia provinciale e le unità cinofile, sempre verso Mapello.

FAMIGLIA CHIUSA NEL DOLORE

Sempre molto riserbo attorno ai familiari di Yara che nella serata non parteciperanno alla veglia di preghiera organizzata nella chiesa di Brembate e in altre parrocchie. Ogni giorno il sindaco e il parroco vanno a fare visita a papà Flavio e mamma Maura. «Il desiderio della famiglia - raccontano dalla parrocchia - è quello di mantenere la discrezione, in un clima di solidarietà, credendo nella forza della preghiera». Nella preoccupazione, i genitori sono forti: «Soprattutto la mamma non molla, non perde le speranze - racconta don Giovanni dalla parrocchia -, e ci chiede di continuare nel nostro lavoro spirituale».

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