Il vescovo: risposte per la crisi
30 mila bergamaschi senza lavoro

«Italia appiattita, senza legge né desiderio». Il vescovo, in conclusione del Consiglio pastorale diocesano, venerdì sera, cita il Censis, il rapporto sullo stato della società italiana pubblicato da poche ore.

«Italia appiattita, senza legge né desiderio». Il vescovo, in conclusione del Consiglio pastorale diocesano, venerdì sera, cita il Censis, il rapporto sullo stato della società italiana pubblicato da poche ore. Monsignor Beschi cita nella sala dell'oratorio di Celadina: «Gli italiani hanno resistito nei mesi più difficili della crisi, ma ora, se si innescasse improvvisamente un nuovo sviluppo, la nostra società avrebbe lo spessore e la vitalità adeguati ad affrontare le nuove sfide?».

Il vescovo Francesco ha citato il Censis perché la crisi economica e sociale che ha investito anche il nostro Paese e la Bergamasca è al centro delle riflessioni del consiglio pastorale diocesano. L'incontro di venerdì è cominciato con la proiezione di una serie di interviste a dipendenti di aziende in crisi, interviste riprese da Bergamo Tv. Testimonianze toccanti riguardanti il dramma del rimanere senza lavoro.

Ha preso poi la parola monsignor Maurizio Gervasoni che ha coordinato la serata e introdotto la relazione di don Francesco Poli - direttore dell'ufficio della Pastorale sociale e del lavoro - il quale ha presentato elementi economici e sociali inerenti la nostra provincia. Attualmente la disoccupazione è al 4,9%; considerando tuttavia anche mobilità e cassa integrazione si sale oltre l'8%, circa trentamila senza lavoro: per la Bergamasca una situazione di reale emergenza.

Don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana, ha parlato di quanto la Chiesa bergamasca realizza per dare sollievo alle famiglie colpite nella maniera più dura. Ha detto don Claudio: «Migliaia di famiglie si sono rivolte a noi e mille e seicento di loro sono state aiutate. Non sono aiuti risolutivi, sono dei "segni", segno di attenzione, segno che le famiglie in difficoltà non vengono dimenticate».

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