Tettamanzi sul caso di Yara:
«L'immigrazione non è delinquenza»

Dolore, sgomento, preghiera e commozione per le vittime della violenze e per i loro familiari, ma anche un invito: non affibbiare a tutti gli immigrati la patente di delinquenti. Sono parole di monito quelle scandite nella Basilica di Sant'Ambrogio a Milano dall'arcivescovo del capoluogo lombardo, il cardinale Dionigi Tettamanzi.

Il porporato per il suo nono appuntamento con il discorso alla città non si sottrae ad un commento sulla vicenda di Yara Gambirasio e su quella di Lamezia Terme che hanno avuto come minimo comune denominatore «il nordafricano che delinque»: «Davanti ai gravissimi fatti che stiamo apprendendo dalla cronaca di questi giorni restiamo profondamente addolorati, anzi sconcertati - dichiara Tettamanzi -. Prego per le vittime di queste e di tutte le violenze, per i loro familiari. Prego inoltre perchè non si sovrapponga genericamente a tutti gli immigrati la categoria della delinquenza. Ogni persona - ha aggiunto Tettamanzi - di origine italiana o straniera, deve essere sempre giudicata singolarmente, per quella che è non dimenticando mai che il giudizio più vero e definitivo è quello di Dio».

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