Yara, il cellulare non è il suo
Familiari a colloquio coi «Racis»

Poco prima di interrompere le ricerche per l'oscurità, gli agenti che nel pomeriggio hanno perlustrato un'area a poche centinaia di metri dal centro sportivo di Brembate hanno trovato un cellulare che si è poi rivelato non essere di Yara. In serata i familiari di Yara sono stati a colloquio con i Carabinieri del «Racis» per poi fare ritorno nella propria abitazione. Nel primo pomeriggio è stato scarcerato il marocchino fermato lo scorso 4 dicembre sul traghetto per Tangeri. Ricerche anche in valle Imagna, ma senza esito. Sul fronte delle indagini il questore Ricciardi ha dichiarato: «Non c'è una sola pista, ma tante». Le indagini ripartono dunque dalle testimonianze che indicavano due uomini lungo il percorso tra il centro sportivo e la casa di Yara Gambirasio e un'auto rossa con la quattro frecce accese.

Poco prima di interrompere le ricerche per l'oscurità, gli agenti che nel pomeriggio hanno perlustrato un'area a poche centinaia di metri dal centro sportivo di Brembate hanno trovato un cellulare che però si è rivelato non essere di Yara.

In serata i familiari di Yara sono stati a lungo a colloquio con i Carabinieri del «Racis» per poi fare ritorno nella propria abitazione. Gli uomini del Racis - Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche -, venuti appositamente da Roma, sono specializzati negli interventi sulla scena del crimine e nell ricerca delle persone scomparse.

Nel primo pomeriggio è stato scarcerato il marocchino fermato lo scorso 4 dicembre sul traghetto per Tangeri. Ricerche anche in Valle Imagna. Sul fronte delle indagini il questore Ricciardi ha dichiarato: «Non c'è una sola pista, ma tante». Le indagini ripartono dalle testimonianze che indicavano due uomini lungo il percorso tra il centro sportivo e la casa di Yara Gambirasio e un'auto rossa con la quattro frecce accese.

Come era stato preannunciato, questa mattina martedì 7 dicembre il gip Vincenza Maccora ha deciso per la scarcerazione di Mohammed Fikri, il marocchino 23enne bloccato la sera del 4 dicembre su un traghetto per Tangeri. Il giovane, fermato nell'ambito delle indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio con le accuse di sequestro, omicidio e occultamento di cadavere, è stato rilasciato. Il gip ha quindi convalidato il fermo e ha disposto la scarcerazione, essendo venuti a mancare i gravi indizi di colpevolezza che avevano portato all'arresto del 23enne. Lunedì lo stesso pm aveva richiesto la scarcerazione così come l'avvocato della difesa Roberta Barbieri aveva chiesto la totale scarcerazione per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Intanto si è tornato a cercare vicino alla palestra.

Dopo un vertice tenutosi martedì mattina in Procura tra Carabinieri e Polizia, le indagini ripartono dalle prime testimonianze, quelle che indicavano due uomini lungo il percorso tra il centro sportivo e la casa di Yara Gambirasio, e un'auto rossa con la quattro frecce accese.

Ore 17.30: trovato un oggetto nell'area controllata a poca distanza dal centro sportivo di Brembate. I genitori a colloquio con i Carabinieri del «Racis»
Poco prima che le ricerche terminassero per l'oscurità, gli agenti che nel pomeriggio hanno perlustrato l'area a poche centinaia di metri dal centro sportivo di Brembate Sopra hanno trovato un oggetto - un cellulare che pioi si è rivelato non essere di Yara - che è stato messo in un conteniore e portato via.

Nel frattempo i familiari di Yara Gambirasio si trovano nella caserma dei Carabinieri di Ponte San Pietro a colloquio con i Carabinieri del «Racis», Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, venuti appositamente da Roma. I militari, tra le altre cose, sono specializzati negli interventi sulla scena del crimine.

L'oscurità ha fatto terminare le ricerche anche in Valle Imagna, dove nion è stata trovata alcuna traccia di Yara.

Le ricerche ripremderanno mercoledì 8 dicembre, al mattino.




Ore 15.30: si torna a cercare vicino al centro sportivo di Brembate
Le ricerche ad ampio raggio nel tentativo di rintracciare Yaraga Gambirasio sono tornate a poche centinaia di metri di distanza dal centro sportivo di Brembare Sopra, dove la ragazzina era stata vista per l'ultima volta attorno alle 18.30 dello scorso 26 novembre.

La Polizia sta cercando in un'area dismessa che dista poco più di un centinaio di metri dalla palestra, lungo cioè via Caduti e Dispersi dell'Aeronautica, la prima via a destra uscendo dalla struttura sportiva, la stessa che i cani molecolari avevano imboccato con risolutezza al momento del loro impiego. La zona confina peraltro con la sede dell'impresa Gamba dove lavora il papà di Yara.

Sul terreno sorgono mucchi di sabbia, detriti e sassi, alti anche diversi metri. Evidentemente gli investigatori vogliono ricontrollare con un'ulteriore accuratezza il percorso che, secondo i cani molecolari, Yara avrebbe compiuto dopo essere uscita dal centro sportivo del paese.

FIKRI USCITO ALLE 13.40

Molta l'attesa fuori dal carcere, poco dopo le 14 il direttore Antonino Porcino ha parlato con i giornalisti assiepati in via Gleno dicendo che «Fikri è stato fatto uscire dal carcere intorno alle 13.40 a bordo di un furgone della polizia penitenziaria». Non è stata resa nota la sua destinazione: «È stato lui a chiedere di uscire con un furgone - ha spiegato Porcino -, perchè non voleva incontrare giornalisti e fotografi». Al momento non è stato possibile accertare dove il marocchino sia stato portato: l'ipotesi più probabile è che sia stato accompagnato in qualche luogo dove lo attendeva un parente arrivato dal Veneto. Davanti al carcere c'era comunque in auto anche un altro marocchino che ha detto di essere «un amico del cugino di Fikri».

LA TRADUZIONE ERRATA

Di rilievo quindi la decisione del pm e decisiva anche la nuova traduzione dell'intercettazione telefonica che era stata utilizzata come prova rilevante per fermare l'uomo. Se in un primo tempo la frase che il marocchino aveva pronunciato al telefono non sapendo di essere intercettato era stata tradotta in «Dio mio, Dio mio, non l'ho uccisa io», nella giornata di lunedì sarebbe emerso che la frase del giovane sarebbe stata fraintesa e che Fikri avrebbe semplicemente usato un'esclamazione usata abitualmente in arabo. Il tribunale ha fatto tradurre da quattro persone diverse l'intercettazione ed è emerso che Fikri avrebbe parlato in dialetto tunisino dicendo al suo interlocutore, un uomo che gli doveva 2 mila euro, «Dio mio, DIo mio, fa' che risponda». Quest'ultimo, ascoltato dagli inquirenti, ha confermato la versione del muratore.

LE RICERCHE SI SPOSTANO IN VALLE IMAGNA
Intanto siamo all'undicesimo giorno di ricerche. Tra la pioggia, la neve e il freddo, i carabinieri con la polizia, i vigili del fuoco, il soccorso alpino e la protezione civile continuano a cercare indizi utili alle indagini. In particolare nella mattinata le ricerche si sono concentrate su uno stagno artificiale a Ponte San Pietro, nell'area della nuova fonderia Mazzucconi, dove nei giorni scorsi erano arrivati anche i cani molecolari. Intorno alle 13 la vasca e le due cisterne interne sono state completamente svuotate dai vigili del fuoco, ma senza trovare alcun indizio o traccia rilevante. Hanno raggiunto la zona nella mattinata anche il questore e il prefetto di Bergamo, mentre molti volontari della protezione civile, forze dell'ordine e vigili del fuoco hanno effettuato controlli anche a Terno d'Isola: controllata la massicciata della ferrovia e la zona del parco del Camandellino senza alcun risultato rilevante.
Nel pomeriggio le ricerche si sono spostate in Valle Imagna, in particolare si sta passando al setaccio il percorso vita lungo il torrente Imagna. Una riunione è stata fatta nella stazione dei carabinieri di Santo Omobono Terme e qui sono arrivate numerose auto dei carabinieri, della polizia e della protezione civile.

IL QUESTORE RICCIARDI: NON C'E' UNA SOLA PISTA MA TANTE
Il campo è scesa anche la Questura di Bergamo, in stretto cordinamento con l'Arma dei Carabinieri. La Polizia sta analizzando questi ultimi undici giorni. «Non c'è una sola pista, sono tante. Non si sta tralasciando niente» ha detto a SkyTg24 il questore Bergamo Vincenzo Ricciardi. Si ripartirà, quindi, dall'esame delle decine di testimoni e segnalazioni arrivate in questi giorni dal pomeriggio del 26 novembre quando è avvenuta la scomparsa. Molti i tasselli del puzzle ancora mancanti: in particolare non è mai stato ritrovato il cellulare della tredicenne, un elemento mancante che avrebbe potuto aiutare le ricerche della ragazza.

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