L'udienza davanti al Gip:
«Yara non l'ho mai incontrata»

Nel corso dell'udienza di convalida davanti al gip, il marocchino Fikri, indagato per la scomparsa di Yara, ha risposto alle domande. Durante il colloquio si è parlato fra l'altro del viaggio già fissato e dell'alibi fornito dal datore di lavoro.

Mohamed Fikri è stato scarcerato intorno alle 13.30 martedì 7 dicembre a bordo di un cellulare della Polizia penitenziaria, dribblando così i giornalisti, i fotografi e gli operatori televisivi che presidiavano l'uscita del carcere. Nel corso dell'udienza di convalida davanti al gip, il marocchino Mohammed Fikri, indagato in relazione alla scomparsa di Yara Gambirasio, ha risposto alle domande del magistrato.

Ecco in sintesi gli argomenti affrontati e la difesa del marocchino

IL VIAGGIO PROGRAMMATO DA TEMPO

Mohammed Fikri ha dichiarato che il suo viaggio in Marocco «era programmato da tempo, anche se aveva potuto acquistare materialmente il biglietto solo il lunedì 29 novembre». È quanto si legge nell'ordinanza «di convalida del fermo e liberazione» dello stesso Fikri firmata dal giudice per le indagini preliminari, Vincenza Maccora. Il marocchino ha quindi dichiarato che si sarebbe fermato nel suo paese «per quasi due mesi, in quanto nel periodo invernale il suo lavoro subisce una battuta di arresto a causa delle condizioni meteorologiche non favorevoli».

IL DATORE DI LAVORO CONFERMA IL VIAGGIO

Nel provvedimento si sottolinea inoltre che sia il suo datore di lavoro che la sua fidanzata sapevano che sarebbe dovuto partire, insieme a suo cugino, il 4 dicembre, mentre i suoi familiari non sapevano della data del suo arrivo in Marocco «perchè l'indagato voleva fare loro una sorpresa».

IL DATORE DI LAVORO: «ERA CON ME IN CANTIERE»

«Nel momento in cui Yara è scomparsa Mohammed Fikry era con me in cantiere». Lo sostiene Roberto Benozzo datore di lavoro del marocchino indagato per la scomparsa della tredicenne bergamasca. Benozzo non ha dubbi sulle mosse del giovane extracomunitario il 26 e 27 novembre: «Eravamo in cantiere e su di lui non ho certo sospetti lo conosco da quattro anni». Anche la sorella dell'imprenditore, Patrizia Benozzo, conferma le parole di Roberto: «Mohammed non stava scappando aveva già prenotato il viaggio in Marocco da tempo».

LA TRADUZIONE DELLA FRASE AL TELEFONO
La nuova traduzione della frase dalla quale si era desunto un coinvolgimento di Fikri nella scomparsa di Yara, oltre alle precisazioni fornite dall'indagato su altri aspetti sono stati determinanti nella scelta del pm di non chiedere la custodia in carcere del marocchino. Inizialmente la traduzione della frase, in arabo, intercettata dagli investigatori, suonava come: «Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io». Alla luce della nuova traduzione la frase sarebbe invece stata una sorta di imprecazione slegata dal caso della ragazza scomparsa. Il cugino e gli amici difendono senza riserve Mohammed Fikri. «Conoscendo mio cugino - dice un parente - avrà detto "Allah mi protegga" e non "Allah mi perdoni". Perchè è "Allah ihfad" e non "Allah ysmah lia" - spiega l'immigrato -. Lo si esclama quando ci si trova coinvolti in qualcosa di spiacevole. È un fattore solo di pronuncia».
 
MAI VISTA O INCONTRATA YARA
Mohammed Fikri nel corso dell'udienza ha categoricamente negato di conoscere la ragazza. In particolare, secondo quanto si evince dall'ordinanza di convalida del fermo e di liberazione di Fikri, l'uomo oltre a negare «ogni suo coinvolgimento nelle ipotesi di reato contestategli», ha affermato «di non conoscere Gambirasio Yara ma di averla vista solo nella fotografia mostratagli dai carabinieri in occasione del provvedimento di fermo».

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