Gli inquirenti: gli orari di Tironi
non compatibili per vedere Yara

«Quel giorno Enrico è stato da noi dalle 14,30 alle 22,30, tranne che per una breve parentesi di poco più di 20 minuti, dalle 18,30 in avanti, quando è andato a casa sua a prendere un videogioco per poi ritornare qui». È il racconto della mamma dell'amico diciottenne di Enrico Tironi, il giovane vicino di casa di Yara che aveva riferito di aver visto la tredicenne con due persone sospette la sera della sua scomparsa.

In effetti quella sera, come conferma anche l'amico, Tironi è sì tornato a casa, ma secondo gli inquirenti lo avrebbe fatto prima – seppure di pochissimi minuti – dell'eventuale presenza di Yara in via Rampinelli.

In pratica quando Tironi era nei pressi della sua abitazione la tredicenne si trovava ancora all'interno della palestra, mentre quando Yara si sarebbe potuta trovare nella strada di casa, il diciannovenne era già ritornato – benché solo da qualche minuto – a casa del suo amico.

Su questo gli inquirenti non hanno dubbi e le conferme le hanno avute innanzitutto dall'incrocio delle testimonianze sugli orari, ma soprattutto – ed è la prova del nove – da quelli che loro stessi definiscono «rilievi tecnici oggettivi», vale a dire la localizzazione dei telefoni cellulari.

La testimonianza di Tironi si gioca dunque sul filo del rasoio di pochi minuti: probabilmente il diciannovenne ha riferito, in buona fede, di aver visto due persone e una ragazza, a suo avviso Yara. Ma – sono convinti gli inquirenti – Yara non poteva essere, perché quando lui era in via Rampinelli, Yara era di sicuro ancora in palestra o ne stava uscendo in quell'istante.

La tredicenne sarebbe stata infatti rapita nell'arco di tempo compreso tra l'uscita della palestra (dopo le 18,44) e il momento in cui il telefonino, come accertato dal segnale delle celle, si è spento, ovvero alle 18,55. A quell'ora Enrico era però già tornato dall'amico perché il suo cellulare, invece, risultava già collegato con l'altra cella, quella appunto più vicina alla casa del diciottenne.

Maggiori dettagli su L'Eco di Bergamo del 6 gennaio

© RIPRODUZIONE RISERVATA