Anziani concentrati nel capoluogo
Pochi nei comuni di media grandezza

«Le persone più anziane, o ancora meglio, le comunità meno giovani, si concentrano nei centri più grandi della provincia, nel comune capoluogo in particolare, ma anche nei comuni molto piccoli, mentre risultano poco presenti nei comuni di media grandezza».

«Le persone più anziane, o ancora meglio, le comunità meno giovani, si concentrano nei centri più grandi della provincia, nel comune capoluogo in particolare, ma anche nei comuni molto piccoli, mentre risultano poco presenti nei comuni di media grandezza».

Gianni Peracchi, segretario generale provinciale del sindacato pensionati Spi-Cgil, fornisce i primi risultati della ricerca commissionata all'Ires, l'Istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil. La ricerca completa sarà illustrata e commentata in un convegno organizzato ad hoc dallo Spi il 31 gennaio prossimo alla ex Borsa Merci di Bergamo.

Sul tavolo, ci saranno i risultati dello studio sugli indici della domanda sociale, su alcuni fattori socio-economici e sui principali indicatori finanziari dei Comuni della provincia di Bergamo.

L'indice di vecchiaia della popolazione (cioè, il rapporto tra gli ultra 65enni e i ragazzi tra 0 e 14 anni), e quello di dipendenza strutturale (vale a dire il rapporto tra gli ultra 65enni, sommati ai ragazzi tra 0 e14 anni, rispetto alla popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni) sono particolarmente elevati nei comuni fino a 1.000 abitanti (58) e in quelli sopra i 20.000 (solo 4), con un picco, sempre in alto, per Bergamo città.

In queste due fasce di Comuni i due indici superano il valore medio regionale, che risulta decisamente superiore a quello della provincia. I due indici hanno valori molto più bassi ed equilibrati nei comuni tra mille e 20.000 abitanti.

Questo dato fa il paio con il dato relativo al tasso di natalità che, nel 2009, risulta più alto in quest'ultima fascia di comuni rispetto a quelli maggiori dimensioni. In sostanza in provincia la popolazione è mediamente più giovane che in Lombardia, e gli anziani tendono a concentrarsi nei grandi centri o a rimanere in quelli di piccolissime dimensioni, sparsi per l'intero territorio.

Entrambi questi indici sono in forte espansione nel corso degli ultimi anni. Infatti, tra il 2002 e il 2009 si registra un significativo incremento sia dell'indice di vecchiaia che di quello di dipendenza strutturale. La media provinciale dell'indice di vecchiaia incrementa per il periodo sopraindicato del 6,1%, quello della regione del 4,5%, mentre la media provinciale dell'indice di dipendenza strutturale aumenta in provincia del 4,7% contro il 5,6 della media lombarda.

Interessante notare che in tutte le fasce di grandezza dei comuni questi indicatori aumentano salvo che nel comune di Bergamo dove, vale solo per l'indice di vecchiaia, c'è una leggera flessione dello 0,8%. Che la popolazione invecchi rapidamente lo si può rilevare anche dalla composizione della percentuale delle varie fasce di età sul totale degli abitanti. In provincia, tra il 1992 ed il 2009, sono aumentati dello 0,9% i cittadini tra 60 e 69 anni, del 2,5% quelli tra i 70 e i 79, dell1,8% quelli sopra gli 80 anni, mentre sono diminuiti del 3,7% i giovani tra 10 e 19 anni e del 6,4% quelli tra 20 e 29 anni.

I dati saranno completati da una analisi dei fattori socio economici (le pensioni, le dichiarazioni Isee, ecc.) e da alcuni indicatori economici dei bilanci dei nostri comuni, per cercare di mettere in relazione le nuove domande sociali, lo stato socio economico della popolazione e gli spazi, ancora più ridotti a partire da quest'anno, del sistema delle autonomie locali per sviluppare o scegliere alcune priorità nelle politiche sociali.

«In una situazione di drastica riduzione e contrazione delle risorse al territorio, alla faccia del cosiddetto federalismo, diventano ancora più importanti analisi e approfondimenti che aiutino a capire dove si può agire, con quali strumenti economici, dove si deve intervenire nella scelta delle priorità per mantenere alcuni servizi», commenta Gianni Peracchi, segretario generale provinciale dello Spi-Cgil di Bergamo.

«Soprattutto, quando la domanda sociale cresce, la crisi continua a farsi sentire e le pensioni future sono destinate ad essere ridimensionate. L'invecchiamento della popolazione in rapporto alle dimensioni dei 244 comuni della provincia di Bergamo e i tagli dei trasferimenti agli enti locali da parte del Governo centrale delineano un quadro preoccupante».

«Da una parte i Comuni piccoli, meno toccati dai tagli (infatti sotto i 5000 abitanti non deve essere applicato il Patto di Stabilità) non riescono a dare servizi qualificati a causa della loro dimensione; dall'altra parte aumentano i bisogni di pari passo all'aumento della popolazione anziana, ma le risorse destinate al territorio diminuiscono. Questo non impedisce allo Spi di sostenere che interventi significativi debbano provenire anche da finanziamenti di carattere nazionale».

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