Ciao Boss, potrai riabbracciare Paolo
Tristezza e commozione. Grazie di tutto

Un canto spagnolo dice che «Qualcosa muore nell'anima quando un amico se ne va». Fausto Bossetti, oltre che collega, era un nostro amico, uno di quelli con cui abbiamo condiviso tanta parte della vita.

Arrivato giovanissimo nella tipografia de «L'Eco», era cresciuto in fretta, nella professionalità e nella carriera. Aveva passione per i computer e questa sua abilità rappresentò, per lui e per noi, una notevole risorsa: quando la «generazione del piombo» concluse il suo ciclo storico, fu lui, insieme a pochi altri, ad aprire una nuova stagione.

Seguirono anni di grandi cambiamenti: Fausto ci credeva e dava tutto se stesso, tirandosi dietro i giovani della tipografia e i giornalisti di allora. Promosso direttore operativo de «L'Eco», dopo Bergamo gli fu chiesto di occuparsi delle testate di Como, Lecco, Sondrio e Varese.

Partiva ogni mattina da Parre per raggiungere le diverse sedi del gruppo. Per questo adesso lo incrociavamo più raramente: quattro parole in garage, due battute nelle grandi occasioni e un abbraccio nei momenti più tristi.

Che nella sua vita, non certo lunga, negli ultimi anni sono stati tanti, troppi: prima la tragedia del figlio quindicenne, Paolo, precipitato dal terzo piano di casa mentre cercava di sbloccare una tapparella, poi la morte del fratello, seguita a breve distanza da quella del padre.

Circostanze drammatiche nelle quali Fausto si limitava a ringraziare chi gli stava vicino senza lasciar trasparire il dolore. Da buon bergamasco, amava la montagna, in particolare le vette della sua Valseriana. Ieri mattina era in cima al Pora e la montagna, come fa a volte misteriosamente con quelli che la amano, gli ha chiesto il sacrificio estremo, quello della vita.

Fausto se n'è andato così, senza lasciare che chi gli voleva bene avesse il tempo di dirgli addio. Ciao Boss, adesso potrai riabbracciare il tuo Paolo. Pieni di tristezza e commossi, ti salutiamo. Grazie di tutto.

Ettore Ongis

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