Influenza A, ci sono più contagi
Il picco previsto a metà mese

Influenza A: i contagi, seppur nella media rispetto all'anno scorso, segnalano una salita verso il picco, atteso per la metà del mese. A Bergamo e provincia, infatti, c'è una crescita dei casi. Ma non si assiste comunque a fenomeni di «panico collettivo» come si era verificato nel 2009-2010.

Influenza A: i contagi, seppur nella media rispetto all'anno scorso, segnalano una salita verso il picco, atteso per la metà del mese. A Bergamo e provincia, infatti, c'è una crescita dei casi. Ma non si assiste comunque a fenomeni di «panico collettivo» come si era verificato nel 2009-2010.

Quest'anno l'aumento si sta registrando in questi ultimi giorni con una crescita lenta, progressiva. Un andamento dei casi che, stando ai riscontri tra i medici di base, sta riguardando in particolare l'area pediatrica (sono diverse le scuole che registrano parecchie assenze di alunni nelle elementari e nelle medie), ma che, per fortuna, è ben al di sotto del livello di allarme. Così anche per quanto riguarda gli accessi al pronto soccorso.

«Gli accessi sono più alti, rispetto alla media invernale, soprattutto sul versante ricoveri ci sono più accessi per patologie respiratorie, in particolare di persone anziane: e quindi c'è qualche problema per i posti letto per le sindromi influenzali. Ma è quello che succede ogni anno, nessuna anomalia», evidenzia Claudio Arici, responsabile del pronto soccorso degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

«Tutto sotto controllo per il pronto soccorso pediatrico, e non c'è neppure un picco tra i cosiddetti accessi impropri. Una leggera crescita per i classici malanni di stagione sì, o per sindromi influenzali, ma non abbiamo né picchi di ricoveri per casi critici né affollamenti tali da richiedere, come era accaduto l'anno scorso, un rinforzo del personale».

Intanto, agli Ospedali Riuniti sono tre le persone ricoverate, già con altre gravi patologie, che hanno l'influenza A H1n1 (risultate positive al test): si tratta di una donna, in Malattie Infettive, e in condizioni di lieve miglioramento, e due uomini, ultracinquantenni, in Terapia intensiva, stabili ma non in condizioni critiche per l'influenza.

C'è stato un calo, lieve, nel ricorso ai vaccini, in particolare nell'area pediatrica, forse dovuto al fatto che per il 2010-2011 si è optato, in tutta Italia, per un solo vaccino per influenza stagionale e H1N1, e che comunque, la profilassi a tappeto è stata completata soprattutto per i soggetti cosiddetti a rischio e per gli over 65 (vaccinati direttamente dai medici di base).

Il rallentamento della corsa alla vaccinazione può anche segnalare che l'«onda» di panico di pandemia che aveva travolto l'intera Europa l'anno scorso, è decisamente in calo. Ovvero, la gente non ha più paura di una influenza che è in ogni caso considerata, salvo i casi a rischio, una sindrome dall'esito buono e tranquillamente gestibile con qualche giorno a letto di riposo e alimentazione leggera. I numeri della vaccinazione, segnala l'Asl, indicano che c'è una buona copertura, per la popolazione bergamasca.

L'anno scorso erano state somministrate 146.159 dosi di vaccino per l'influenza stagionale, più circa 15 mila per l'influenza A H1N1: «Abbiamo calcolato, per l'anno 2009-2010, 161.159 dosi di vaccino somministrate nella Bergamasca, per entrambe le influenze», spiega Bruno Pesenti, direttore del Dipartimento di prevenzione medico dell'Asl di Bergamo.

«Di queste 133 mila hanno riguardato gli ultrasessantacinquenni, assistiti dai medici di base. Per la campagna vaccinale del 2010-2011 siamo a 132 mila vaccini per gli ultrasessantacinquenni, più altre 17 mila registrazioni di vaccini per altre fasce di popolazione. Leggermente in calo quindi rispetto alla scorsa campagna, ma quest'anno il vaccino è unico e che oltretutto la campagna è ancora in corso, quindi mancano ulteriori registrazioni ed è possibile ancora accedere alla profilassi, per chi lo volesse. Siamo ben lontani da situazioni di panico di massa. Ed è un bene. L'influenza, stagionale o pandemica, non deve far paura. E la migliore arma è comunque sempre e solo il vaccino».

Ca. T.

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