Bimbi, professionisti, pensionati:
l'ortomania contagia un po' tutti

Quella per l'orto è una passione che sembrava perduta con la generazione dei nostri nonni: ora invece sta lentamente tornando a contagiare l'Italia, in forme spesso originali e comunitarie. L'Orto botanico ha dovuto raddoppiare i suoi corsi di orticoltura.

Quella per l'orto è una passione che sembrava perduta con la generazione dei nostri nonni: ora invece sta lentamente tornando a contagiare l'Italia, in forme spesso originali e comunitarie.

Un ritorno tanto inatteso da costringere gli osservatori dei cambiamenti di costume a coniare un termine apposito – gli «ortisti» – per indicare quelle persone, normalmente impiegate in lavori d'ufficio piuttosto che casalinghe e pensionati, che riscoprono il gusto di mangiare verdure coltivate con le proprie mani, di cui si conosce l'origine e la genuinità.

Una moda – se è lecito chiamarla così – che sta facendo proseliti anche a Bergamo, al punto che l'Orto botanico di Città Alta ha dovuto raddoppiare i suoi corsi di orticoltura domestica per far fronte alle numerosissime iscrizioni.

Parlando con i partecipanti al corso, è difficile individuare le cause del fenomeno, ma il numero degli iscritti costringe a prenderne atto. È la stessa tipologia degli ortisti a essere molto variegata: «Ad eccezione di avvocati e altri professionisti – commentata Alberto Magri, agronomo e collaboratore dell'Orto botanico – i partecipanti sono persone che svolgono i lavori più svariati: si parte dai laureati in discipline connesse all'agricoltura per arrivare al pensionato che ha sempre desiderato curare un proprio orto ma, per un motivo o per l'altro, non ci è mai riuscito. Poi ci sono le casalinghe, gli appassionati in cerca di qualche trucco, i genitori che vogliono coltivare con i figli una o due piantine sul terrazzo di casa».

Tutti i dettagli e le curiosità su L'Eco di Bergamo del 14 febbraio

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