Malles, ricordi indelebili
Ecco una «lettera dal fronte»

Come tantissimi bergamaschi, anche io ho molti ricordi di quello che per tanti è stato un anno fondamentale della propria vita: la naja a Malles !!!! Il trasferimento in camion dalla Rossi di Merano in pieno agosto, la prima notte totalmente insonne scappando dai nonni che cercavano di farci la "festa", la prima adunata nel piazzale della caserma con vista sulle montagne neanche troppo lontane ma già innevate, sono stati il preludio ad un anno intensissimo ed indelebile nella mia memoria.

I mesi da bocia (...ma per i nonni eravamo solo "nipoti"...) sono stati per tutti i più duri. Malles doveva essere un incubo.Ovunque, negli ambienti militari, questo nome incuteva paura e rispetto al tempo stesso. Si diceva addirittura che le pareti fossero dipinte di nero ... Dovevamo abituarci ad una nuova vita : obbedire agli ordini !!! Dei superiori durante il giorno e dei "congedanti" nelle camerate. Essere sempre attivi e pensare il meno possibile era il nostro compito. Qualche volta anche in libera uscita dovevi piegarti per non avere ritorsioni una volta rientrato in caserma.

Tutto questo però, non ha fatto che costruire il famoso cameratismo tra commilitoni. Bergamaschi, Valtellinesi o Bresciani, ovviamente con sano campalinismo, erano tutti uniti nelle difficoltà! Non aveva importanza come uno si chiamasse o da dove venisse, tantomeno cosa facesse prima di arrivare a Malles: eravamo tutti uguali. Come non ricordare il rigidissimo inverno quando si usciva solo per andare al Posta o in pizzeria: dopo pochi passi il freddo ti aveva congelato i cortissimi capelli impomatati di gel ... O le battute di un compagno di camerata dotato di opportuni strumenti che, quotidianamente interpellato sulla temperatura esterna, poco dopo la sveglia delle 6, rispondeva quasi stizzito in bergamasco stretto: non fa freddo oggi, siamo solo a meno sedici ...

Impossibile poi dimenticare il campo invernale nei pressi di Madonna di Campiglio nel famoso Gennaio 1985, quello della grande nevicata, durante il quale le nostre tende vennero completamente ricoperte fino a costringerci addirittura a dormire nelle scuole o nei locali messi a disposizione dai comuni che potevano ospitare una compagnia di più di cento alpini ... Il tempo passava lento: 1, 2 ,3...27 giornate di servizio continuo!!!! Ma intanto la stecca si accorciava...

A casa pochissime volte. Nonostante fossi un alpino senza grosse punizioni, la prima a Novembre inoltrato. Fortunatamente i miei mi vennero a trovare in occasione del mio compleanno ad Ottobre durante una nevicata impressionante per la stagione, portandomi vestiti civili più idonei al clima rispetto alle magliette a maniche corte che ancora avevo nello zaino. Poi un altro paio di volte, niente di più.

L'emozione più grande durante il trasferimento verso i seggi elettorali in provincia di Sondrio a cui dovevamo prestare servizio. Una frana sull'Aprica costrinse il comandante a modificare il tragitto dell'autocolonna facendoci passare sulle strade della bergamasca. All'epoca non c'erano i cellulari, ma grazie alle vecchie cabine telefoniche e al passaparola, tantissimi parenti ed amici di noi alpini ci aspettavano ai margini delle strade per salutarci. In certi punti erano davvero ali di folla in cui passammo con i camion. Furono una cinquantina di chilometri di emozioni. E' stato bellissimo !!!! Una sensazione così, l'ho rivissuta solo quest'anno all'adunata. Venticinque anni dopo.

L'arrivo della primavera significò un rapido avvicinamento al congedo, ma incominciai a scoprire incantevoli posti: Passo Resia, San Valentino, lo Stelvio, ma anche la stessa Glorenza, accerchiata dalle sue incantevoli mura. Ogni fine settimana visitavo con i commilitoni un posto nuovo e mi convincevo sempre di più che se non fosse stato per la caserma, Malles sarebbe stato un posto magnifico. Oggi la caserma non c'è più. Malles ha perso il simbolo che l'ha sempre contraddistinta, ma tantissimi ex diciottenni come me hanno invece perso una pietra miliare della loro vita. A Malles siamo diventati grandi.

E Malles oggi non è più la "nostra" Malles.

M. C.

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