A trovare Yara è stato Ilario Scotti:
«Ho pensato a un mucchio di stracci»

«Fatico a esprimere a parole quello che ho visto. La notte non ho dormito, sono molto scosso». Ilario Scotti, 48 anni, di Bonate Sotto, è un padre di famiglia. Fa l'impiegato per un'azienda alimentare e ha l'hobby dell'aeromodellismo. È lui, verso le 15,30 di sabato 27 febbraio, ad aver trovato il corpo della povera Yara.

«Fatico a esprimere a parole quello che ho visto. La notte non ho dormito, sono molto scosso». Ilario Scotti, 48 anni, di Bonate Sotto, è un padre di famiglia. Fa l'impiegato per un'azienda alimentare e ha l'hobby dell'aeromodellismo. È lui, verso le 15,30 di sabato 27 febbraio, ad aver trovato il corpo della povera Yara. «Pensavo di trascorrere un tranquillo pomeriggio di distensione dedicandomi al mio passatempo preferito – ha detto – e invece... ho trovato qualcosa che nessuno avrebbe mai voluto trovare».

«Quello di Chignolo d'Isola è un prato dove vado, perché lì non do fastidio a nessuno. Quel che è successo è frutto soltanto del caso, un caso fortuito. Stavo provando un modello a cui avevo fatto delle modifiche – racconta l'uomo – e lo stavo verificando. L'aereo ha compiuto una traiettoria anomala, non volava bene, così lo ho fatto scendere nel campo, per evitare che cadesse e si rompesse, con danni evidentemente maggiori. Quindi, mi sono addentrato nel campo per recuperare il modellino. Quando lo ho trovato, a circa un metro, un metro e mezzo di distanza ho notato qualcosa, fra le sterpaglie. La prima impressione è di aver visto un mucchio di stracci buttati lì da qualcuno. Ma appena mi sono reso conto che era una persona, non ho esitato e ho subito chiamato il 113».

«Non ho assolutamente pensato che si trattasse di Yara, pur avendo seguito come tutti la vicenda sui media - continua Scotti -. Anzi, all'inizio ho pensato che trattasse di un ragazzo. Solo dopo l'arrivo degli inquirenti mi sono reso conto che poteva essere lei. Se il mio aeroplanino non fosse finito proprio in quel punto, non l'avrei mai vista: era nascosta dalle sterpaglie».

«Non posso aggiungere altro, non voglio visibilità. Quello che dovevo dire l'ho già detto agli inquirenti. Ho un grande rispetto per il dolore la famiglia e non mi sento di comparire, per rispetto di questi genitori, che hanno scelto la via della riservatezza, affidandosi completamente agli inquirenti. Mi sento molto male ora – conclude – non riesco a esprimere in parole quello che ho visto. Posso solo dire di essere vicino alla famiglia, che non conosco, per il grande dolore che prova in questo momento. Io l'ho trovata per caso e ho fatto soltanto ciò che qualunque altro cittadino avrebbe fatto: chiamare subito le forze dell'ordine. Mi dispiace tanto per la storia di questa ragazza. Non ho fatto nulla di eccezionale, solo ed esclusivamente il mio dovere di cittadino, avvisando le autorità».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 28 febbraio

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