Il tragico destino di Yara e Daniel
La Bergamasca piange i suoi angeli

Papà Pasquale lo racconta nel dolore: il suo Daniel lo hanno trovato rannicchiato, con le mani giunte come se stesse pregando, tanto che nel suo sonno profondo sembrava un angelo. A pochi chilometri di distanza da una Martinengo incredula e straziata dalla morte di un giovane di 20 anni, c'è il paese di Brembate Sopra che con il dolore convive da oltre tre mesi. Anche qui si parla di un angelo, quello della piccola Yara. A dirlo don Corinno Scotti che nel via vai dei compaesani che in Chiesa cercano conforto nella preghiera, nei messaggi lasciati sull'altare della Madonna, nei tanti disegni dei bambini, trova una parola che conforta: «Angelo, ora Yara è un angelo - ripete il sacerdote -, che ci sorregge e intercede per noi».

Questa è la Bergamasca in questi giorni bui, in queste ore di domande che ancora non hanno risposta. Per Daniel si poteva fare di più? Forse si poteva cercare meglio nella zona dove sono state ritrovate le sue scarpe e la giacca? A chiederselo papà Pasquale mentre mamma Elena è distrutta e gli amici del ragazzo non si danno pace: «Avremmo preferito morisse nell'incidente - dice uno di questi -, perchè così non si può e deve morire». Per Yara invece le domande sono più complesse: sono quelle delle indagini, che proseguono senza sosta, mentre continua la polemica sulle ricerche e il sindaco Locatelli cerca di dare un freno alle tensioni, con tutto il paese che si prepara ai funerali della ragazza. «Non basterà la pianura Padana per contenere tutti coloro che vogliono salutare mia figlia» ha detto papà Fulvio.

Papà Pasquale lo racconta nel dolore: il suo Daniel lo hanno trovato rannicchiato, con le mani giunte come se stesse pregando, tanto che nel suo sonno profondo sembrava un angelo. A pochi chilometri di distanza da una Martinengo incredula e straziata dalla morte di un giovane di 20 anni, c'è il paese di Brembate Sopra che con il dolore convive da oltre tre mesi. Anche qui si parla di un angelo, quello della piccola Yara. A dirlo don Corinno Scotti che nel via vai dei compaesani che in Chiesa cercano conforto nella preghiera, nei messaggi lasciati sull'altare della Madonna, nei tanti disegni dei bambini, trova una parola che conforta: «Angelo, ora Yara è un angelo - ripete il sacerdote -, che ci sorregge e intercede per noi».

Questa è la Bergamasca in questi giorni bui, in queste ore di domande che ancora non hanno risposta. Per Daniel si poteva fare di più? Forse si poteva cercare meglio nella zona dove sono state ritrovate le sue scarpe e la giacca? A chiederselo papà Pasquale mentre mamma Elena è distrutta e gli amici del ragazzo non si danno pace: «Avremmo preferito morisse nell'incidente - dice uno di questi -, perchè così non si può e deve morire». Per Yara invece le domande sono più complesse: sono quelle delle indagini, che proseguono senza sosta, mentre continua la polemica sulle ricerche e il sindaco Locatelli cerca di dare un freno alle tensioni, con tutto il paese che si prepara ai funerali della ragazza. «Non basterà la pianura Padana per contenere tutti coloro che vogliono salutare mia figlia» ha detto papà Fulvio.

Per l'ultimo saluto, però, si dovrà aspettare ancora una decina di giorni, probabilmente una dozzina: il tempo necessario per ultimare le analisi sul corpo di Yara. Analisi fondamentali mentre mercoledì spuntano nuove ipotesi sull'arma del delitto. Se sui risultati dell'autopsia eseguita da Cristina Cattaneo c'è il massimo riserbo e solo tra una settimana si avranno i primi risultati, non è più così certo che l'arma da taglio utilizzata dall'assassino fosse un coltello: gli inquirenti tendono a pensare più a un punteruolo.

Tutto questo mentre si seguono anche le piste emerse dal mondo virtuale: messaggi criptati all'interno di un testo di Wikipedia, dichiarazioni on line di una giovane in Facebook che parla di Yara e di quanto le è accaduto. Nuovi indizi e nuovi tasselli mentre il dolore continua a scavare e logorare. «Yara e Daniel, siete nei nostri cuori» si legge mercoledì sera su uno striscione durante Torino-Atalanta. Yara e Daniel, uniti anche sul campo da calcio e in questa sorte terribile. Uniti anche nella speranza e nelle preghiere dei bergamaschi: ora sono i nostri due nuovi angeli.

Fa. Ti.

Per saperne di più leggi qui sotto e i servizi de L'Eco di Bergamo del 3 marzo


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