La Curia sulla morte di don Matteo Diletti:
«Ci ha aiutato a capire il valore del perdono»

«Il vescovo Francesco Beschi e tutti i suoi collaboratori sono particolarmente vicini alla famiglia di don Matteo e invitano tutte le comunità cristiane a pregare per il nostro amico, il nostro fratello, il nostro confratello sacerdote». Si conclude così il comunicato stampa che la Curia di Bergamo ha diffuso in seguito al ritrovamento del corpo, purtroppo senza vita, di don Matteo Diletti, il sacerdote bergamasco che non dava più notizie di sè dal 23 settembre scorso, poco prima che la Corte di Cassazione, all'inizio dell'ottobre scorso, confermasse la precedente condanna del tribunale per abusi sessuali.

«Il vescovo monsignor Francesco Beschi - si legge nel comunicato - ha sempre seguito con profonda partecipazione la vicenda. Il dolore per la conferma definitiva della morte si stempera con il piccolo sollievo di vedere restituiti i poveri resti del corpo di don Matteo e di avere quindi la consolazione del pianto e della preghiera».

«Il mistero della morte in cui don Matteo è entrato - continua la Curia vescovile di Bergamo - ce lo sottrae per sempre. Insieme però la sua vita definitivamente conclusa ce lo presenta nel bene che ha fatto, confermato dal molto affetto della gente che egli ha servito nel suo ministero. E ce lo consegna anche nel male che egli ha saputo riconoscere, che la giustizia umana ha definito, per il quale egli ha potuto chiedere la misericordia del Signore morto "per i nostri peccati", come noi credenti ricordiamo sempre nelle nostre preghiere».

«Il dolore e l'umiliazione che don Matteo ha dovuto affrontare per il processo - conclude la Curia di Bergamo - hanno aiutato lui e noi a capire quella che è stata chiamata la "grazia a caro prezzo", la incommensurabile preziosità del perdono che non ci meritiamo mai e che ci viene donato sempre».

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