I 150 migliori servitori dello Stato
C'è anche il bergamasco Bolis

C'è anche un bergamasco tra i migliori 150 servitori dello Stato italiano. Si tratta di Giovanni Bolis, nato a Caprino bergamasco nel 1831. Il suo profilo è stato infatti pubblicato oggi sul sito del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione nell'ambito dell'iniziativa voluta dal ministro Renato Brunetta per ricordare, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, i migliori 150 servitori dello Stato.

C'è anche un bergamasco tra i migliori 150 servitori dello Stato italiano. Si tratta di Giovanni Bolis, nato a Caprino bergamasco nel 1831. Il suo profilo è stato infatti pubblicato oggi sul sito del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione (http://www.innovazionepa.gov.it/lazione-del-ministro/il-centocinquantenario-dellunita-ditalia/al-servizio-dei-cittadini.aspx) nell'ambito dell'iniziativa voluta dal ministro Renato Brunetta per ricordare, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, i migliori 150 servitori dello Stato.

Uomini e donne che nel corso della storia unitaria del nostro Paese hanno dedicato la propria vita al servizio della collettività in tutti i rami della pubblica amministrazione: a livello centrale e a livello locale, nei ministeri e negli Enti, nelle varie articolazioni della magistratura e delle forze dell'ordine, nelle aule scolastiche e universitarie, nelle strutture sanitarie, nei musei e nelle istituzioni culturali.

Giovanni Bolis nasce a Caprino Bergamasco il 22 gennaio 1831. Dopo gli studi in Giurisprudenza all'Università di Pavia, entra nell'amministrazione giudiziaria come praticante legale presso il Tribunale provinciale di Bergamo per poi essere successivamente abilitato come giudice civile e criminale a Treviglio. Il passaggio dalla carriera giudiziaria a quella della Pubblica sicurezza avviene con la nomina a questore e la successiva destinazione a Lovere nel luglio 1859.

Dopo il trasferimento alla Questura di Palermo nell'aprile 1862 e una non brillante prova nel governo dell'ordine pubblico della città, nei due anni successivi viene incaricato della repressione del brigantaggio prima a Benevento e poi nella provincia di Basilicata. Da questo momento la sua carriera riprende a scorrere con molta rapidità: dall'aprile 1865 al maggio 1872 viene destinato prima alla questura di Bologna e successivamente a Livorno, per poi essere chiamato all'incarico ben più prestigioso di questore di Roma. Il suo passaggio alla carriera prefettizia avviene con la designazione a consigliere delegato nell'agosto 1876.

La nomina a prefetto giunge nell'aprile dell'anno successivo, quando riceve anche l'incarico di reggere la prefettura di Belluno. Non potendo raggiungere la destinazione viene però collocato a disposizione, rimanendogli confermato l'incarico di reggere temporaneamente la Questura di Roma. Il 10 marzo 1878 è insignito del grado di Grand'Uffiziale della Corona d'Italia. Tra il 1891 e il 1892 svolge le funzioni di prefetto a Cremona e poi a Como ma in entrambi i casi mantiene il più importante incarico di dirigere i servizi di Pubblica sicurezza conferitogli con decreto del 14 agosto 1879.

Quell'incarico viene d'altra parte rafforzato dal decreto ministeriale del 23 dicembre 1880, con il quale - in seguito alle dimissioni di Teodorico Bonacci dalla carica di segretario generale del Ministero dell'Interno - viene incaricato di firmare «pel Ministro» il carteggio ufficiale del Ministero (ad esclusione di quello della Direzione Generale delle carceri e di quello spettante ai direttori capi di Direzione «d'ordine del Ministro»). Viene riconfermato nell'incarico con decreto del 21 aprile 1881. Segna una fase importante nella storia della polizia: riorganizza l'amministrazione centrale in due divisioni (una per la polizia giudiziaria e amministrativa, l'altra per il personale); crea un Ufficio politico al quale affidare la tutela dell'ordine pubblico, la prevenzione e repressione dei reati politici, il coordinamento del controllo sull'attività dei partiti, delle associazioni, della stampa, la sorveglianza sulle persone sospette e sugli stranieri; costituisce anche un servizio di polizia internazionale, in collaborazione con il ministero degli Esteri.

Nel suo ponderoso volume «La polizia e le classi pericolose della società» (Zanichelli, 1871) individua queste ultime tra quelle più disagiate e marginali: «tutti quegli individui che essendo sprovvisti dei mezzi necessari di sussistenza, vivono nell'ozio e nel vagabondaggio a spese degli altri cittadini. Le classi povere e inoperose furono sempre e saranno il semenzajo più produttivo di tutte le specie di malfattori, essendoché il delitto diventa per esse quasi una necessità di esistenza».

L'aggravarsi delle sue condizioni di salute lo costringe a lasciare la guida della Pubblica sicurezza il 31 dicembre 1883. Muore a Bergamo il 17 novembre 1884. La sintesi della sua biografia è tratta da un libro curato dal professor Guido Melis, massima autorità in materia di storia della Pubblica Amministrazione italiana, che si è avvalso di un nutrito gruppo di studiosi, della documentazione inviata dai ministeri e del contributo volontario di funzionari e dirigenti di varie amministrazioni.

Il volume sarà presentato nell'ambito del prossimo ForumPA previsto per la prima metà di maggio di quest'anno e verrà distribuito al pubblico nel corso della mostra “La Macchina dello Stato” che si aprirà presso l'Archivio Centrale dello Stato. I personaggi trattati nel libro costituiscono il nucleo di partenza di una grande raccolta di testi, documenti, riferimenti bibliografici, immagini e filmati che si arricchirà nel tempo sino a formare un vero e proprio deposito di conoscenze, riferimenti e collegamenti sulla storia della Pubblica Amministrazione.

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