Colpito da un sasso in testa
«Sono salvo ma nessuno ha pagato»

Un sasso gli ha sfondato la fronte e gli ha fatto perdere il senso dell'olfatto, ma nessuno ha pagato. Nicola Recaldini dell'incidente di cinque anni fa ricorda tutti i particolari. Un incidente che gli ha cambiato al vita e gli ha lasciato molta amarezza.

Un sasso gli ha sfondato la fronte e gli ha fatto perdere il senso dell'olfatto, ma nessuno ha pagato. Nicola Recaldini dell'incidente di cinque anni fa ricorda tutti i particolari. Era l'alba del 2 aprile del 2006 quando da un'auto in corsa lungo la statale 42, tra Piancamuno e Artogne, è stato lanciato un sasso che avrebbe anche potuto togliere la vita a questo ragazzo che oggi ha trent'anni e vive alla Beata di Piancamuno insieme alla moglie Erminia Martinelli di Castro.

Cinque anni fa, fidanzati, stavano tornando da un matrimonio: Nicola guidava la Mercedes Slk del papà di Erminia, che gli era seduta accanto. «Ho un ricordo preciso – ricorda Nicola – di quel viaggio: poi però la mia memoria si spegne e si riaccende dieci giorni dopo, in un letto di ospedale a Bergamo». Alle 4 del mattino la Mercedes venne colpita da un masso, pesante circa un chilogrammo, che sfonda il vetro anteriore e centra in pieno volto Nicola, frantumandogli la fronte.

«Non ci credevo – spiega Nicola – quando mi raccontavano quel che mi era capitato: non potevo credere che qualcuno si divertisse ad andare in giro di notte per lanciare sassi contro le altre auto. Eppure questo è accaduto e da allora la mia vita è cambiata. Parecchio. Sono cambiato fisicamente, è cambiato il mio carattere, è diverso il mio modo di stare insieme agli altri. Ho capito che ci sono disgrazie che in un attimo travolgono la vita di una persona: io sono ancora qua a poter raccontare la mia».

Ma Nicola ed Erminia hanno anche un peso nel cuore che resterà sempre con loro: nessuno ha pagato per quel sasso né per tutte le altre pietre lanciate sempre lungo quel tratto di statale 42 nei giorni e nelle settimane precedenti. A colpire era probabilmente la stessa banda di giovani balordi. «Più di quel sasso – dice Nicola – mi ha ferito il fatto che nessuno è stato condannato. Ci sono stati cinque giovani indagati: ho visto gli atti, ho letto i loro nomi. Li conosco, abitano qui vicino, a volte capita che li vedo per strada: è brutto pensare che magari sono ancora in giro a fare festa».

Per conoscere tutta la storia leggi L'Eco di Bergamo del 2 aprile

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