Laureati e lavoro, 1 su 10
con contratto in «nero»

Il vento della crisi soffia anche sulla laurea. In base a una ricerca del Consorzio AlmaLaurea negli ultimi due anni è diminuita mediamente di sei punti la percentuale di laureati che trova un lavoro stabile, mentre sono in aumenta quelli che lavorano in «nero».

Il vento della crisi soffia anche sulla laurea. In base a un campione molto rappresentativo raccolto dal Consorzio AlmaLaurea (analizzata la situazione professionale di oltre 400 mila studenti dopo un anno dalla loro laurea nel 2009, in oltre 52 atenei sparsi lungo tutto lo Stivale), emerge, infatti, che negli ultimi due anni è diminuita mediamente di sei punti la percentuale di laureati che trova un lavoro stabile, mentre sono in aumenta quelli che lavorano in «nero», così come quelli costretti ad accettare un contratto atipico.

Una situazione non certo rosea, emersa durante la «Giornata delle professioni», una delle tante promosse dal Rotary Club Bergamo, d'intesa con l'Ufficio scolastico provinciale e l'Università degli Studi di Bergamo, all'interno della propria azione professionale a favore dei giovani. Davanti alla Sala Oggioni colma di studenti di diversi istituti e licei di Bergamo e provincia, Elena Gotti, dell'Ufficio Orientamento, stage e placement dell'Università degli Studi di Bergamo, fa chiarezza sui vari corsi di laurea, perché ognuno è storia a sé, anche come tempistica per entrare nel mondo del lavoro. Meno posti per lauree lunghe «Non tutti i corsi di laurea seguono l'iter di 3+2 – aggiunge Gotti –. Esistono alcuni corsi (ad esempio Medicina, Giurisprudenza per diventare avvocato/notaio/magistrato, Veterinaria) che durano 4, 5 o 6 anni e per questo vengono definite magistrali a ciclo unico». Gotti cita i dati di AlmaLaurea, per far capire che la laurea non garantisce più un'occupazione sicura. In base al tipo di corso di laurea, a fine 2010 i laureati di primo livello occupati erano il 71%, rispetto al 77,5% di due anni prima. Tra gli specialistici, sempre dopo un anno dalla laurea, si è scesi dal 62,8% al 55,7%. Ancora più marcata la perdita in quelli a ciclo unico: dal 45,6% al 37,1%.

Anche sul fronte delle tipologie di contratti, per i neolaureati non sono più i tempi di una volta. Per la laurea triennale, giù le percentuali di chi ottiene dopo un anno un rapporto lavorativo stabile per tutti: primo livello (dal 50,7% al 46,2%), specialistici (da 40,4% a 35,1%) e ciclo continuo (da 37,9% a 35,4%). Per tutti e tre i corsi sono invece in aumento, i contratti atipici: da 36,5% a 40,9% per i laureati della triennale, da 41,4% a 46,4% per gli specialistici, da 42,7% a 45,2% per il ciclo continuo. A peggiorare la situazione il dato riguardante i laureati che lavorano senza contratto, quindi in «nero»: frazionale per i primi due corsi, in aumento da 8,3% a 10,6% quelli del corso di laurea a ciclo continuo.

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