Migliorano i volontari feriti
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Sono ancora ricoverati in ospedale ma stanno meglio i due tecnici della VI Delegazione Orobica del Soccorso Alpino e il tecnico del Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf) caduti domenica 10 aprile sul Pizzo Arera. Stavano partecipando a un'esercitazione congiunta.

Sono ancora ricoverati in ospedale ma stanno meglio i due tecnici della VI Delegazione orobica del Soccorso Alpino e il tecnico del Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf) caduti domenica 10 aprile sul Pizzo Arera. Stavano partecipando a un'esercitazione congiunta, che impegnava diciotto operatori del Cnsas e sei agenti delle stazioni di Sondrio e di Edolo del Sagf. «Le persone, secondo le informazioni che abbiamo ricevuto, sono fuori pericolo - dichiara Renato Ronzoni, delegato della VI Zona Orobica -, sono sotto osservazione in terapia intensiva, anche se la prognosi resta riservata. Non sono state riscontrate lesioni a livello cerebrale e questo ci fa ben sperare per il miglioramento di entrambi».

Alcune testate giornalistiche purtroppo hanno diffuso informazioni che non corrispondono alla realtà, soprattutto nella ricostruzione della dinamica. Ronzoni è stato tra i primi a intervenire: «Mi sento in dovere di fare alcune precisazioni, non solo come delegato ma anche come tecnico che partecipava all'esercitazione. Abbiamo curato ogni aspetto dell'esercitazione, sia sul piano organizzativo sia su quello tecnico, in tutti i dettagli, e in particolare la scelta dell'itinerario, che doveva rappresentare situazioni reali d'intervento su infortunati, era adeguata a tutti i tecnici che vi hanno partecipato - spiega Ronzoni -. Tutte le squadre, coordinate da nostri istruttori nazionali, erano in contatto radio tra loro e con l'elicottero della Guardia di Finanza, che ha dato veramente un forte sostegno, sia nelle fasi dell'esercitazione sia nelle primissime fasi dell'intervento, in attesa dell'arrivo dei mezzi di elisoccorso 118 di Bergamo e Milano. Quando ho visto la cordata scivolare inesorabilmente verso valle ho dato subito l'allarme e con la mia squadra a terra ci siamo diretti immediatamente sugli infortunati prestando subito le prime cure».

Non corrisponde a verità il fatto che il capocordata fosse un tecnico della Guardia di Finanza: «È doveroso ribadirlo a fronte di affermazioni non fondate, diffuse da alcuni canali d'informazione - precisa il Delegato - e oltretutto è tecnicamente scorretto, come sanno bene tutti gli alpinisti, cercare di individuare a priori eventuali responsabilità con metodi che sanno più di cultura legata a incidenti automobilistici che non a una conoscenza delle realtà del mondo alpinistico. La cordata va oltre l'unione fisica dei compagni di salita, è qualcosa che anche sul piano umano e solidaristico unisce tutti i componenti; in egual misura vengono distribuiti meriti e responsabilità e ognuno contribuisce, seppure in modo diverso, alla sicurezza di tutti. La corda unisce non solo fisicamente ma anche moralmente allo stesso modo tutti i componenti della cordata. In questo momento la cosa più importante è seguire da vicino le condizioni di salute degli infortunati sperando, come sembra, in una evoluzione positiva e stare vicini a loro e ai familiari. Sicuramente sarà anche molto importante ricostruire con loro la dinamica dell'incidente, al fine di ridurre sempre più il coefficiente di rischio a beneficio di tutti i frequentatori della montagna».

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