Lilliput apre a migliaia di bambini
Grande successo per Cartolandia

Lilliput è in scena e come sempre lo fa con entusiasmo. Il Salone dedicato all'infanzia è aperto e sino a domenica 17 aprile al polo fieristico di Bergamo saranno migliaia i bambini che qui giocheranno.

Lilliput è in scena e come sempre lo fa con entusiasmo. Il Salone dedicato all'infanzia è aperto e sino a domenica 17 aprile al polo fieristico di Bergamo saranno migliaia i bambini che qui giocheranno. Migliaia i bambini dai tre ai dodici anni di età che giovedì 14 aprile si sono riversati con tutto l'entusiasmo e la curiosità possibili tra gli stand del Villaggio Creativo organizzato per l'ottava volta da Ente Fiera Promoberg, in collaborazione con la Camera di Commercio e l'Ascom, ed il sostegno degli sponsor, tra i quali Ubi Banca Popolare di Bergamo, L'Eco di Bergamo e Credito Bergamasco Gruppo Banco Popolare.

Come da tradizione, le prime due giornate di apertura di mega contenitore didattico sono a disposizione delle scuole, mentre per il week end spazio alle famiglie. Tra primarie e materne, sono 430 le classi (per un totale di oltre settemila bambini già prenotati) che hanno voluto vivere un giorno da protagonisti a Lilliput. 130 le realtà coinvolte, dislocate su oltre 18mila metri quadrati di superficie (tre padiglioni al coperto e una parte di area esterna). Gli altri numeri confermano il successo di Lilliput: 58 aree didattiche e laboratoriali; 30 aree sportive e ludiche; 10 aree istituzionali, 10 aree commerciali; 2 concorsi per le scuole (tra cui Cartolandia); 26 tra spettacoli teatrali e di magia; 12 enti patrocinanti e collaborazioni; oltre 400 animatori. Nelle sette edizioni precedenti sono stati già oltre 170mila i bambini che hanno varcato le soglie del Salone dedicato all'infanzia: per giocare, imparare, fare sport, scoprire mondi inesplorati, recitare, cantare, ballare, suonare… e mille altre attività ancora. Perché a Lilliput si entra con mille curiosità e si esce con la voglia di tornarci il prima possibile.

E nel primo giorno grande successo è stata la festa della ventesima edizione di Cartolandia. Quest'anno il tema della manifestazione verteva sull'alimentazione: «Aggiungi un posto a tavola» il titolo, con sottotitolo: «L'alimentazione come forma di integrazione» e il corollario: «Davanti ad n piatto fumante diventiamo tutti amici». Una premessa è però doverosa: tutti, ma proprio tutti meritano un premio. E così, infatti è, perché il bello di Cartolandia è che ogni scuola, seppur con motivazioni diverse, si porta a casa un regalo, nessuno resta a mani vuote. QUi ci limiteremo a segnalarvi qualche particolarità creativa oome ad esempio, la casetta di Hansel e Gretel della scuola di Lenna.
Cibi e ricette protagonisti con una guest star tutta bergamasca, ovvero la polenta, che ha fatto capolino in molti lavori, sia in farina che nel paiolo: se si vuole aggiungere un posto a tavola, la polenta non può mancare. Così, come per dare un po' di sapore, non possono mancare le spezie, raccolte in un mega librone dai bambini della scuola di Montello o assolutamente indispensabile è il pane che, grazie alla fantasia degli alunni della scuola di Brembate Sopra, in occasione di Cartolandia, ha addirittura sfilato in una raccolta fotografica degna di un giornale di moda.
Assolutamente artistico e originale il prodotto della scuola Vitarosa Zorza di Palosco che ha preso spunto dall'opera irripetibile dell'Arcimboldo per creare curiosi e simili ritratti, attraverso frutti e verdure assortiti. Non si contano poi i mappamondi e le carte geografiche che annoverano, disseminate qua e là, specialità tipiche, piatti singolari espressioni delle diverse nazionalità. Così come sono davvero tantissime le tavole apparecchiate, miniature deliziose curate in ogni minimo dettaglio.

Allegrissimi anche i bambini attovagliati dalla scuola dell'infanzia di Pontirolo ( un tavolo rotondo con commensali di varia nazionalità), mentre davvero ingegnoso è il ristorante inventato dai baby della scuola dell'infanzia di Corna Imagna e una menzione particolare merita anche il libro realizzato dalla scuola di Abbazia di Albino; una specie di diario trasversale che, attraverso i contributi degli studenti, analizza il cibo in un contesto socio-psciologico non banale: dalla carenza di alimenti patita durante le guerre alla carenza di amore, che sta spesso alla base del fenomeno dell'anoressia.

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