Farmaci, i sindacati si schierano:
«È una tassa occulta sulla salute»

Sul tema farmaci si schierano anche i sindacati: «È una vera e propria tassa occulta sulla salute, che chiama il cittadino a integrare quanto non versato dallo Stato e i primi a farne la spesa sono gli anziani e coloro che hanno maggior bisogno di cure».

Da tempo le organizzazioni sindacali, con in prima fila i pensionati , sostengono l'utilità di promuovere il ricorso ai farmaci generici che, avendo gli stessi principi attivi di quelli maggiormente conosciuti di «marca», hanno pari ed identica efficacia curativa, costando molto meno non essendo più soggetti al costi di brevetto.

Inoltre per i cittadini sono sempre gratuiti o quasi perché il finanziamento alle case farmaceutiche, per ogni farmaco acquistato, copre sostanzialmente il suo costo reale. Promuovere i generici comporta risparmi della spesa farmaceutica, qualifica la cultura del consumo del farmaco, ne riduce l'eccessivo ed inappropriato «abuso» e, soprattutto, significa gratuità o costi contenuti per i cittadini e per i pensionati. Il ticket, da non confondere con il costo o con la gratuità del farmaco è una cosa a parte e l'esenzione per patologie rimane inalterata.

Purtroppo il Governo, senza nessun confronto preliminare, per adeguarsi a direttive europee sui costi dei farmaci, ha improvvisamente e senza nessuna gradualità ridotto di circa seicento milioni la copertura dei costi alle case farmaceutiche.

I risultati in un esempio
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Fino al mese scorso per un farmaco generico che costava 9 euro ed era rimborsato per 10 dallo Stato il cittadino non pagava nulla; per l'equivalente griffato, dal costo di 20 euro pagava la differenza tra il costo e quanto riconosciuto dallo stato, quindi 10 euro.
Oggi per lo stesso farmaco generico che, ipotizziamo, abbia subito una riduzione del contributo statale da 10 a 6 euro, il cittadino passa dal pagamento di 0 a 4 euro, mentre per il griffato da 10 a 14 euro.

Questa diventa una vera e propria tassa occulta sulla salute, chiamando il cittadino a integrare quanto non versato dallo Stato e i primi a farne la spesa sono gli anziani e coloro che hanno maggior bisogno di cure. L'effetto di tale provvedimento, nell'immaginario della popolazione che consuma farmaci (molti dei spesso quali inutili), potrebbe far prevalere la logica che, a fronte del generico, ritenuto meno buono ma che almeno era gratis, dovendolo ora pagare sia meglio la scelta di quello di marca.

Pagare per pagare, tanto vale pagare qualcosa di più, ma per una marca conosciuta. Atteggiamento sbagliato ma che va solo a tutto vantaggio delle grandi case farmaceutiche, quelle che non producono farmaci generici e non certo a vantaggio del cittadino. Come organizzazioni sindacali dei pensionati chiediamo al governo di rivedere al più presto queste decisioni, tenendo in considerazione le già difficili condizioni economiche in cui versa la maggior parte dei pensionati, non certo per colpa loro, grandi consumatori di medicinali.

Le Segreterie provinciali Fnp Cisl-Spi Cgil-Uilp Uil

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