Don Poli: «La crisi del lavoro
cambia la società nel profondo»

Leggere in profondità i cambiamenti sociali ed economici che stanno attraversando i nostri territori. Don Poli delinea obiettivi e contenuti del convegno ecclesiale «Lavoro e sviluppo umano: il lavoro cambia e ci cambia» in programma a Bergamo il 10 e 11 giugno.

Leggere in profondità i cambiamenti sociali ed economici che stanno attraversando i nostri territori, con l'obiettivo di dare un contributo alla costruzione delle nostre comunità e riscoprire il valore del lavoro come luogo di realizzazione della persona umana.

Don Francesco Poli, direttore dell'Ufficio diocesano per la Pastorale sociale, delinea obiettivi e contenuti del convegno ecclesiale «Lavoro e sviluppo umano: il lavoro cambia e ci cambia» in programma a Bergamo il 10 e 11 giugno. Nel frattempo don Poli sottolinea criticità e punti di forza del mondo del lavoro bergamasco emersi in occasione del percorso di preparazione al convegno, svoltosi a maggio e articolato in otto «Dialoghi con il territorio».

Come valuta il cammino sin qui svolto sul territorio?
«C'è stata una partecipazione soddisfacente e interessante, pur se diversificata da territorio a territorio. In alcune zone è emersa una notevole sensibilità rispetto ai temi trattati, in altre ci sono state piacevoli sorprese per la qualità e la quantità dei contributi non solo da parte dei relatori, ma anche dalle persone e associazioni presenti agli incontri. Certo, c'è stata la fatica di un progetto che ha richiesto un notevole sforzo di coinvolgimento proprio perché non abbiamo voluto trascurare neppure le realtà più periferiche. Al termine di questa prima fase voglio esprimere un ringraziamento alle parrocchie, ai vicariati e alle diverse realtà sociali che stanno collaborando al progetto».

Quali le criticità del mondo economico bergamasco emerse dagli incontri?
«La prima riguarda la forte preoccupazione per le ricadute che la crisi economica e finanziaria sta avendo sui nostri territori. Il lavoro nella Bergamasca non è più vissuto come una realtà "tranquilla", non è più considerato come qualcosa di scontato. E questo sia per i giovani che vi accedono per la prima volta, sia per chi già lavora. La preoccupazione nasce dalla consapevolezza che qualcosa sta cambiando in profondità».

Anche sul versante occupazionale?
«È emersa la conferma che, ormai, non c'è più un lavoro per tutta la vita. E ciò non riguarda solo il mondo giovanile, ma tutti. La garanzia del posto di lavoro, il passaggio da un'occupazione all'altra, le trasformazioni imposte dalle nuove tecnologie sono questioni da affrontare in modo prioritario. Dai dati emerge il timore di una ripresa che, se e quando ci sarà, rischia di presentarsi con una ridotta occupazione. Su questo occorre prestare attenzione: anche perché il lavoro non è solo fonte di reddito, ma strumento di realizzazione dell'uomo, un luogo dove costruire il proprio progetto di vita. Di conseguenza servono nuove coordinate di analisi e di azione all'interno di una rinnovata attenzione e riconoscimento del ruolo della famiglia».

E cioè?
«In numerose realtà del nostro territorio abbiamo avuto la conferma che la famiglia rappresenta il primo concreto sostegno e ammortizzatore sociale per chi vive condizioni di difficoltà lavorative. Occorre, quindi, promuoverla con adeguate politiche sociali e fiscali».

Quali punti i punti di forza del nostro mondo del lavoro?
«C'è la consapevolezza che la crisi può essere anche un'opportunità di trasformazione dell'attività lavorativa: si avverte, quindi, la necessità di un rivisitazione sia del senso e del valore del lavoro, sia degli strumenti legislativi e normativi che sostengono il lavoro; si avverte la necessità di dare risposte adeguate alle trasformazioni in corso».

Quali gli obiettivi del convegno del 10 e 11 giugno?
«Dati e riflessioni emersi dai "Dialoghi con il territorio" verranno riletti e tra loro intrecciati e confrontati: l'obiettivo è costruire una visione d'insieme e guardare il volto della realtà sociale e lavorativa del nostro territorio. Tutto ciò contribuirà a elaborare il progetto per l'anno pastorale 2011-2012 che avrà come tema "Famiglia: lavoro e festa"».

Il convegno è, quindi, solo una tappa di un percorso più lungo.
«Le riflessioni che emergeranno faranno da sfondo al lavoro pastorale che culminerà con l'incontro internazionale delle famiglie in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno del 2012 con la presenza di Papa Benedetto XVI. Ma già nel prossimo autunno ci saranno altri passaggi essenziali: si incontreranno gli Ordini professionali e il mondo finanziario per allargare il confronto e raccogliere ulteriori contributi. Di seguito si incontrerà anche il mondo della politica».

Come si articolerà il convegno?
«Intorno a tre grandi aree tematiche: il rapporto fra lavoro, comunità ed educazione per far emergere la questione dello sviluppo sociale; il tema dello sviluppo economico con la sottolineatura delle relazioni tra Stato, mercato e società; i rapporti intergenerazionali con particolare attenzione alla famiglia e ai giovani. L'auspicio è che quanto emergerà possa diventare occasione di crescita delle nostre comunità: economia e mondo del lavoro ci impongono sfide che devono essere affrontate insieme, nel segno del dialogo e in modo condiviso, pena il rischio di una crescita rallentata. Il convegno vuole dare strumenti di analisi e culturali per costruire il futuro delle nostre comunità rendendole protagoniste nelle trasformazioni».

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