Dai pc ai «pom»: ex informatico
inventa la «Frutta in tasca»

«Scivolose bucce di banana, mani appiccicose, putrescenti torsoli nel cestino della carta, ingombranti volumi nella borsa: è questo il prezzo da pagare per uno spuntino "tagliafame" salutare?». E così è nata la «Frutta in tasca», in pratici sacchetti monodose.

«Scivolose bucce di banana, mani appiccicose, putrescenti torsoli nel cestino della carta, ingombranti volumi nella borsa: è questo il prezzo da pagare per uno spuntino "tagliafame" salutare? Cosa non daremmo per avere buona frutta già sbucciata, magari tagliata in comodi bocconi, che si conservi un po' di più senza perdere le sue qualità, da tenere a portata di mano, per colmare vuoti improvvisi!»: così recita l'annuncio dell'azienda di piccoli frutti.

E così è nata la «Frutta in tasca», fragole, mele, pere, ma anche kiwi e kaki e, da quest'anno le ormai rare nespole, tutte disidratate, in pratici sacchetti monodose (15 grammi di frutta biologica corrispondenti a 150 di prodotto fresco). Un successo nato dalle richieste di chi, magari in ufficio, non voleva portarsi da casa frutta fresca.

L'idea è di Alberto Sangalli, 49 anni, originario di Rivolta d'Adda, nel Cremonese, perito elettronico, ex dipendente dell'aeroporto di Linate e già titolare di un'azienda che realizzava software per simulazioni di volo. Nel 2008, proprio all'apice dell'attività, la decisione, in realtà covata da anni: lasciare tutto, il settore informatico e un'impresa redditizia per fare il contadino, a Bretto di Camerata Cornello.

Nasce così l'azienda «Settimocielo». Sangalli, da Rivolta, si trasferisce a San Giovanni Bianco, e nei prossimi mesi avrà la nuova casa proprio nei pressi dei terreni coltivati. Dopo due anni, intanto, sono arrivati - è proprio il caso di dirlo - i primi... frutti. Una vendita soprattutto online (www.agricoltura-settimocielo.it).

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