Palazzo del Podestà, restauro finito
A metà dicembre apre il museo

Il Palazzo del Podestà con il museo del Cinquecento aprirà a metà dicembre dopo oltre dieci anni di lavori. Sarà un museo particolare, senza reperti, museo di se stesso con i resti di affreschi e ospiterà installazioni multimediali.

Il Palazzo del Podestà con il museo della Bergamo nel Cinquecento aprirà a metà dicembre dopo oltre dieci anni di lavori. Sarà un museo particolare, un museo senza cimeli e senza reperti. Da un lato, il palazzo sarà museo di se stesso con le sue pietre, i suoi archi, i suoi resti di affreschi. Dall'altro ospiterà installazioni multimediali che ricostruiranno luoghi e momenti della realtà bergamasca di quel tempo.

Maria Mencaroni Zoppetti presidente dell'Ateneo di scienze, lettere e arti e Emilio Moreschi, presidente della fondazione Bergamo nella Storia, lo hanno spiegato ieri pomeriggio nel corso della visita in anteprima ai locali restaurati dell'antico palazzo del Podestà, visita dedicata ai soci dell'Ateneo che hanno risposto numerosi all'invito. Ha detto Maria Mencaroni Zoppetti: «Abbiamo scelto di dedicare queste sale al XVI secolo. Perché proprio il Cinquecento? Perché è un secolo importante per Bergamo, è il secolo delle Mura Venete, della distruzione della Cattedrale di S. Alessandro. Sarà un allestimento multimediale, virtuale, che partirà da una domanda: come i bergamaschi percepivano nazioni e continenti? Perché in quel secolo i bergamaschi sono governati da Venezia, ma in realtà li si trova ovunque, da Calcutta, al Nord Europa, all'Africa... Erano cittadini del mondo».

«Così nella prima parte del Museo mostreremo la visione del mondo, le scoperte, le carte geografiche che riporteranno viaggi e movimenti... E poi illustreremo Venezia e Bergamo, le relazioni fra le due città e poi Bergamo con la sua società. È tutto strutturato come una rete informatica aziendale». Responsabile della rete informatica che «darà vita» al museo è Massimo Basile, esperto del settore che con la Fondazione Bergamo nella Storia ha cominciato a collaborare ai tempi della mostra «Per fili e per segni». Ha detto Emilio Moreschi, presidente della Fondazione: «Sarà un allestimento in grado di fare cogliere il senso della storia, un allestimento che verrà man mano modificato e potenziato e che comunque rinvierà agli altri musei e luoghi della città».

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