Su Atalanta-Piacenza 60 mila €?
Signori: «Non sono così stupido»

«Si dice che io avrei giocato 60 mila euro su Atalanta-Piacenza. Non mi ritengo così stupido». Beppe Signori parla anche di una partita bergamasca nella sua conferenza stampa. «Mi sono visto rovinato 30 anni di carriera».

«Mi sono visto rovinato 30 anni di carriera. Ero abituato a rimanere sui giornali così tanto tempo per le imprese calcistiche, non sicuramente per cose così». Lo ha detto l'ex calciatore bergamasco Beppe Signori in una intervista al Tg1 sul suo coinvolgimento nella vicenda del calcioscommesse. «Penso che chi mi conosce bene sappia come sono, come mi sono sempre comportato - ha detto Signori -. Quello che mi ha fatto più male sono state le bugie, le falsità, le cose scritte non vere».

Signori ora sta «un po' meglio, sono un po' più tranquillo, un po' più sereno, anche se è stata dura - ha spiegato l'ex bomber riferendosi al periodo trascorso ai domiciliari -. Ho passato le giornate, ovviamente dentro casa, a cercare di capire. Soprattutto leggendo l'ordinanza: me la sono praticamente studiata a memoria per capire cosa c'entrassi. Per capire il perchè e il per come».

Al di là di come andrà avanti l'inchiesta, Beppe Signori vuole prendersi una pausa: «In questo momento - ha detto - penso di allontanarmi un po' da questo mondo del calcio». L'ex attaccante lo ha spiegato verso la fine della conferenza stampa a Bologna, rispondendo a chi gli ha domandato se continuerà ancora a scommettere, visto quello che è successo. «Avevo firmato già due contratti", ha continuato, precisando che si trattava di due accordi di massima. Uno, ha chiarito, ancora con Mediaset come opinionista. L'altro, ironia della sorte con il bookmaker austriaco Skysport365, che aveva denunciato la presenza di flussi anomali sulle partite e le cui segnalato sono oggetto dell'indagine. «Dovevo fare il testimonial. Ora non me la sento», ha detto Signori.

Per quanto riguarda il suo futuro da scommettitore, l'ex capitano della Lazio ha detto che «lo fanno tante persone, è una delle entrate maggiori dello Stato», spiegando che le sue puntate erano di «100-200-500 euro. Basta che lo si faccia in modo legale». Poi, ha sottolineato: «Non porto mica via soldi a nessuno. Sono io, stupido, che li perdo. Sono soldi guadagnati con la mia fatica. Però adesso ho altri pensieri, altri interessi», ha concluso.

E per quanto riguarda la ricostruzione della vicenda esordisce: «Vorrei partire - ha detto - da quel famoso e forse maledetto 15 marzo. Fui invitato dai miei commercialisti ad un incontro, con persone che non avevo mai visto, se non Bellavista. È lì che nasce tutto questo tran tran». L'ex capitano della Lazio ha raccontato di essersi recato nello studio del centro di Bologna: «Non ho fatto altro che andare ed ascoltare. E, forse ingenuamente, a scrivere delle condizioni. Volevo capire dove si volesse arrivare, a cosa servisse la mia presenza. Servivo da garante».
«Ho risposto che certe cose non le facevo, di non essere interessato. E poi non avevo la possibilità economica per farlo. Sono entrato alle 8.12 e alle 9.40 ero a casa, loro hanno continuato». Perchè non ha denunciato il fatto? «Avrei - ha risposto - dovuto denunciare un tentativo eventuale e millantato di combine, neppure riuscita, facendo una figura meschina?». «Si dice - ha proseguito - che io avrei giocato 60 mila euro su Atalanta-Piacenza. Non mi ritengo così stupido. Centocinquantamila su Inter-Lecce: doveva essere 4-0 secondo le intercettazioni. È finita 1-0. Evidentemente non c'era niente». Su quella partita Signori ha detto di non aver puntato un euro, neppure legalmente.

Gli assegni sequestrati a casa sua? «Ogni persona ha un blocchetto di assegni. Mi sono stati presi i miei assegni, non firmati». C'è poi un'agenda, «in cui, quando ero consulente della Ternana, avevo segnato i giocatori a cui rinnovare il contratto, con la cifra a fianco. Ed è stato detto che erano quelli a cui io dovevo dare i soldi». Falso, per Signori, come strumentalizzare la visita assieme a due asiatici al centro sportivo del Bologna: «Erano persone che ho conosciuto quando sono stato in Cina a lavorare per una tv durante i mondiali. Mai un'intercettazione - ha riassunto - e io sarei il capo dei capi? In 15 giorni di calcioscommesse, si è parlato per 15 giorni di Beppe Signori. Forse a qualcuno faceva comodo. Non si è parlato più di partite, denunciate nell'indagine».

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