Lega, i deputati bergamaschi:
ci vuole chiarezza con la base

Il clima da weekend stempera le tensioni. Almeno un po'. La settimana (parlamentare) è finita e in giornata i lumbard di casa nostra hanno fatto la valigia alla volta di Bergamo. Sono più rilassati, ma è chiaro che indietro non si torna. La pace è armata.

Il clima da weekend stempera le tensioni. Almeno un po'. La settimana (parlamentare) è finita e in giornata i lumbard di casa nostra hanno fatto la valigia alla volta di Bergamo. I telefoni dei deputati si sono riaccesi, dopo l'afasia generalizzata e densa di significati di mercoledì sera.

Le risposte sono più rilassate. Giacomo Stucchi resta sintetico: «L'assemblea? È stata vivace, sì. Ci si confronta...». Conferma Ettore Pirovano: «Si è parlato di rissa, sui giornali, ma è stato solo un confronto animato». Per Carolina Lussana «abbiamo scelto un capogruppo come sempre è stato alla Camera, ossia con l'indicazione di Umberto Bossi». Nunziante Consiglio non si scompone: «Ma no, non ho nulla da dire...».

Sono più rilassati, ma è chiaro a tutti che ormai indietro non si torna. La pace è armata. E quanto successo in questi cinque giorni (da Pontida al tentato blitz sulla segreteria della Lega Lombarda da parte del «cerchio magico», fino alla riunione di mercoledì in cui la richiesta della stragrande maggioranza dei deputati di votare il capogruppo, individuato proprio in Stucchi, è rimasta sulla carta dopo che Bossi ha preferito indicare in extremis Marco Reguzzoni, ma con la mediazione «solo fino a dicembre») è una pagina chiave nella vita della Lega.

Una pagina tutt'altro che chiusa. Anche perché, ancora giovedì, la faccenda si è gonfiata, con le dichiarazioni di Bossi: «Maroni è scontento? Peggio per lui». Sono i cronisti a buttare benzina sul fuoco? Diciamo solo che non ci fosse il fuoco, la benzina nulla potrebbe. E, nella Lega, più che un fuoco oggi sembra essersi acceso un falò.

Maroni aveva chiarito il punto: «Non è in discussione la leadership di Bossi. Bossi è il capo, è intoccabile». Il problema è il «cerchio magico». Parlarne è stato a lungo un tabù fra i leghisti, ora invece la bomba è esplosa. L'hanno ripetuto allo sfinimento i deputati «maroniani» (47 su 59 in tutto): il problema è il gruppo di persone, fra cui Reguzzoni e Rosi Mauro, molto vicino alla famiglia di Bossi e che influenzano le sue decisioni.

Puntando - dicono - anche su strade lontane dal sentire della base e dell'elettorato. La convinzione che l'unica successione possibile nel partito sia nella linea dei Bossi, di padre in figlio, verrebbe da lì. «Ma queste - hanno fatto sapere anche le segreterie mobilitate in difesa di Giorgetti, pilastro lombardo, cui Rosi Mauro voleva sostituirsi d'imperio - sono cose che ci affosseranno».

La decisione presa dal gruppo è quella della linea della chiarezza: ai militanti, alla gente che chiederà come stanno le cose, «diremo esattamente questo, che è la verità. Cioè - dicono i "maroniani" bergamaschi - che non siamo contro Bossi ma contro chi lo influenza».

In questo contesto, matura la scelta del capogruppo alla Camera. Reguzzoni - la cui area è lealista con Berlusconi, mentre i maroniani sono molto più critici - è stato indicato direttamente dal capo, ma con la mediazione. A dicembre dovrebbe passare la mano, e giovedì si diceva pure che potrebbe arrivare a un ministero.

«La soluzione di transizione, sicuramente non è negativa, anzi», afferma Stucchi. Della stessa linea Pirovano, che a chi gli chiede cosa potrebbe succedere di fronte a una nuova ipotesi di commissariamento di Giorgetti, taglia corto: «Il commissariamento è una scelta eccezionale che si attua in piccole realtà di provincia. La segreteria sarà rispettata, come del resto prevede lo statuto. Il partito va dove ci sono i voti e i consensi, non il contrario».

Del resto, contro il blitz si sono mobilitate tutte le segreterie. E giovedì lo stesso Bossi avrebbe confermato che non intende mettere la firma sul modulo che destituirebbe il vertice lumbard.

Carolina Lussana è la vice di Reguzzoni alla Camera. E rimanda al mittente le ipotesi di correnti, «correnti di cui si è scritto che io farei parte. Io dico - spiega - che nella Lega esiste un unico leader, che è Umberto Bossi. Chi parla di divisioni nella Lega è in malafede: Reguzzoni è il capogruppo e io stimo lui così, e lo sottolineo, come stimo altri deputati».

La scelta del capogruppo? «È avvenuta come è sempre avvenuta: seguendo l'indicazione di Umberto Bossi». «Pontida è stata una festa, ci ha visto uniti attorno a Bossi. Sono state dettate linee chiare per proseguire il lavoro. Ecco - aggiunge - tutti dovrebbero pensare agli obiettivi da raggiungere nel bene della nostra gente, e non perdersi in altro. Come fare dichiarazioni sui giornali che poi alimentano le polemiche».

Anna Gandolfi

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