I pellegrini salgono sul monte Tabor
Il vescovo: «La luce di Gesù ci illumini»

Per i pellegrini arrivati in Terra Santa da Bergamo è stato il giorno del monte Tabor e del deserto, il giorno di Qumran e del mar Morto. Un giorno in cui in maniera profonda la ricerca archeologica si è collegata con le parole della Bibbia e dei Vangeli.

È stato il giorno del monte Tabor e del deserto, il giorno di Qumran e del mar Morto. Un giorno in cui in maniera profonda la ricerca archeologica si è collegata con le parole della Bibbia e dei Vangeli. I pellegrini arrivati in Terra Santa da Bergamo hanno trascorso una lunga giornata cominciata con la salita al monte Tabor, il monte dove avvenne la trasfigurazione di Gesù davanti ad alcuni dei suoi discepoli.

Nella basilica costruita in memoria il vescovo Francesco Beschi ha presieduto la concelebrazione con gli altri venti sacerdoti bergamaschi. Nell'omelia il vescovo ha commentato l'episodio della Trasfigurazione narrato nel Vangelo di Matteo, il suo è stato un discorso intorno alla luce, alla luce che viene da Gesù, che può davvero illuminare i nostri passi, la luce che viene dal Vangelo così come accade nelle immagini delle icone: non ci sono ombre nelle icone perché è da Gesù, da Maria, dai santi che viene emanata la luce.

Una luce di cui tutti abbiamo bisogno. E poi il deserto e poi Qumran e le parole del vescovo davanti alle colline scabre, di pietre e di ghiaia che si inseguono come onde del mare, aride. Il fascino del deserto, il deserto dell'essenzialità, ma anche della solitudine, dell'estraneazione verso se stessi che porta alla disperazione. Però, ha detto il vescovo, basta un po' di pioggia e tutto il deserto fiorisce: la parola di Dio per noi può essere come acqua, come pioggia quando incontriamo il nostro deserto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA