«Emanuela Orlandi è viva»
Bergamasco sotto inchiesta

Il giallo di Emanuela Orlandi approda nuovamente in un'aula di giustizia. Ma stavolta è un bergamasco - Luigi Gastrini - ad essere indagato. E' lui - secondo i magistrati -  l'autore delle affermazioni secondo cui Orlandi «è viva».

Il giallo di Emanuela Orlandi approda nuovamente in un'aula di giustizia. Ma stavolta è un bergamasco - Luigi Gastrini, 55 anni - ad essere indagato. E' lui - secondo i magistrati -  l'autore delle affermazioni secondo cui Emanuela Orlandi «è viva e si trova in un manicomio a Londra».

Lo rivela Il Corriere della Sera, per il quale «due mesi dopo le presunte rivelazioni di un ex agente segreto, che in una trasmissione tv aveva affermato che la ragazzina con cittadinanza vaticana scomparsa a Roma nel 1983 «è viva e si trova in un manicomio a Londra», si muove una procura della Repubblica. Non quella di Roma, titolare dell'inchiesta arenata da tre anni sulla pista della banda della Magliana, ma quella di Bolzano».

«É stato il procuratore capo altoatesino, Guido Rispoli - scrive Fabrizio Peronaci - a iscrivere nei giorni scorsi nel registro degli indagati il misterioso telefonista che il 16 giugno 2011, in diretta all'emittente «Romauno», si presentò con un nome in codice, «Lupo», dicendo di aver lavorato nel Sismi fino al 2000 e di aver saputo da un ex collega abitante a Merano («Argo 3») che Emanuela era finita in Inghilterra. Si è trattato dell'ennesimo depistaggio in uno dei gialli più intricati della storia d'Italia? Adesso «Lupo», al secolo Luigi Gastrini, 55 anni, residente nel bergamasco ma spesso in Brasile dove conduce una «fazenda», dovrà rispondere di quanto dichiarato: le accuse sono «usurpazione di titoli» (articolo 498 del codice penale) e «simulazione di reato» (articolo 367: reclusione da uno a 3 anni)».

«La mossa della Procura bolzanina non è arrivata a sorpresa - prosegue il giornalista - era stato lo stesso Rispoli, all'indomani del primo interrogatorio di Gastrini effettuato dopo che un maresciallo dei carabinieri aveva rivelato la sua identità, a chiedere una verifica ai massimi livelli sul conto di Lupo. Tempo un mese e, dopo Ferragosto, la risposta da Roma è arrivata. «Lupo» non è mai stato inquadrato nel Sismi o nel Sisde, né ha fatto parte dell'Arma dei carabinieri. Da qui l'ipotesi di usurpazione di titoli, anche se non si può escludere che il sedicente 007, che per sua stessa ammissione effettuò «lavori sporchi» per i servizi segreti negli anni '80, sia stato arruolato in via ufficiosa dalle barbe finte. La simulazione di reato, invece, è legata a una frase di «Lupo»: «Ero presente al momento del sequestro della Orlandi come supervisore».

L'uomo dunque si autoaccusa di un reato gravissimo: perché? É quanto cercherà di accertare la Procura di Bolzano, che presto convocherà l'ambiguo personaggio non più in veste di persona informata dei fatti, ma di indagato. Così come è sotto esame la posizione del maresciallo (il cui nome è top secret) che, dopo la telefonata in diretta tv, ha consentito la sua identificazione. Gastrini, quindi, dei contatti con l'Arma li ha avuti: a che titolo? E c'è infine un'altra novità, sempre da Bolzano. La Procura sarebbe intenzionata ad acquisire una nuova prova portata da Pietro Orlandi, fratello della scomparsa: una foto di Emanuela con al collo un nastrino di tessuto, che corrisponde al «girocollo non metallico» di cui parlò una donna di Terlano (paesino della valle dell'Adige) vedendo uscire una ragazza che lei riconobbe per la Orlandi dall'appartamento sotto al suo, nell'agosto 1983.

In seguito a questa testimonianza furono indagati per sequestro di persona Rudolf von Teuffenbach, all'epoca funzionario del Sismi con mansioni di capo-centro a Monaco di Baviera, e altre tre persone. Inchiesta che si concluse nel 1997 con un proscioglimento. E che, adesso, torna sotto i riflettori».

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