E Daniele Belotti mette in guardia:
«Attenti al nuovo quartiere al Gleno»

Anche l'assessore regionale al territorio, il bergamasco Daniele Belotti (Lega Nord) interviene nel dibattito apertosi sull'edificio in corso di realizzazione in via Autostrada. Lo fa con una lettera in scrive che «L'identità di una comunità è data dalla sua cultura, dalla sua lingua, dalla sua storia, ma anche dal suo territorio e dal suo paesaggio. Non è un caso che, tempo fa, in un sondaggio tra i lettori de L'Eco di Bergamo era emerso che il simbolo orobico a cui erano più affezionati fosse lo skyline di Città Alta. La vista del profilo delle Mura e del borgo antico rappresenta, infatti, il migliore biglietto da visita della nostra città: un patrimonio invidiatoci da tutti che però, in troppe occasioni, noi bergamaschi non abbiamo sufficientemente valorizzato e tanto meno difeso».

«Purtroppo - prosegue Belotti -  durante la giunta Bruni si è fatto ancora peggio: in nome di una megalomania radical-chic (come non ricordare le affermazioni dell'assessore Valter Grossi e dell'ex sindaco sulla necessità di modernizzare Bergamo dal punto di vista urbanistico con segni caratteristici in altezza) il centrosinistra ha voluto seminare la città di palazzoni e grattacieli trasformando Bergamo in “Fungolandia".Quello che sta sorgendo in via Autostrada lo vediamo tutti. Per fortuna siamo riusciti a far ridimensionare o bloccare altri due mostri urbanistici: le torri di 17 piani (poi ridotti a 10) nell'area ex Sace e la nuova sede della Provincia a Porta Sud che nelle intenzioni di Bruni e dell'ex presidente Valerio Bettoni doveva essere di ben 33 piani (edificio che, viste le dimensioni, era stato ribattezzato come il Mausoleo del Betù)».

«Attenzione però - ammonisce Belotti - perché un altro obbrobrio, autorizzato dall'ex maggioranza di centrosinistra, deve ancora arrivare: è il nuovo quartiere al Gleno. Se da un lato le finalità di questo intervento sono condivisibili (salvare la Fondazione della casa di riposo dalla crisi finanziaria che la attanaglia da anni), dall'altro l'idea di avere due torri da 15 piani e due stecconi lunghi ben 40/50 metri da 10 piani, fa venire i brividi. Considerato che la vista su Città Alta dalla zona Est (Celadina e Gorle) verrà fortemente pregiudicata, mi permetto di lanciare un appello: a differenza di via Autostrada, qui siamo ancora in tempo per rivalutare bene il progetto ridimensionandone le altezze. Non dimentichiamo, inoltre, il rischio che ha corso la città con altre due iniziative che fortunatamente non sono ancora andate in porto: la prima all'ex Reggiani (dov'erano previsti edifici di 10/12 piani che avrebbero fatto letteralmente ombra alle villette del quartiere Finardi) e la seconda in piazzale Marconi (sostituzione dell'attuale immobile McDonalds con un palazzo di 10/12 piani)».

«In Regione stiamo lavorando in modo convinto sul concetto di “risparmio di suolo” al fine di tutelare le poche aree verdi rimaste in Lombardia, ma in talune situazioni di pregio paesaggistico, come è ad esempio la vista di Città Alta, bisogna introdurre anche un altro concetto: il “risparmio di paesaggio”. Non sempre le costruzioni in altezza sono un elemento qualificante, anzi spesso sono un elemento fortemente negativo (basti vedere i “funghi” a Brescia ben visibili dall'autostrada che snaturano la caratteristica urbanistica della città e oscurano la vista sul colle della Maddalena) e Bergamo è una realtà che non può svilupparsi in altezza. A questo punto - conclude Belotti - è necessario che sia gli amministratori comunali che gli architetti abbiano più rispetto per la storia della città e non si facciano prendere dalla smania di protagonismo nel realizzare edifici con lo scopo di introdurre “nuovi segni distintivi del tessuto urbano”: nella storia si può essere ricordati come dei grandi sindaci e degli illuminati architetti, ma si può anche correre il rischio di essere maledetti dai posteri per aver realizzato autentici ecomostri».

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