Sciopero: «I diritti delle famiglie
e delle madri lavoratrici chi li tutela?»

«I diritti delle famiglie e delle madri lavoratrici chi li tutela?». Se lo domanda una nostra lettorice che ci scrive a proposito dello sciopero del 6 settembre. «Tra gli “effetti sgradevoli” l'asilo “chiuso per sciopero”».

«I diritti delle famiglie e delle madri lavoratrici chi li tutela?». È quanto si domanda una nostra lettorice che abita nell'hinterland e che ci scrive a proposito dello sciopero del 6 settembre. «Tra gli “effetti sgradevoli” dello sciopero generale della Cgil, per riprendere il titolo del corsivo di Ferruccio de Bortoli, pubblicato lunedì 5 settembre su Corsera, vorrei portare all'attenzione un ulteriore grave disagio arrecato a mamme lavoratrici per la chiusura di un asilo nido comunale. Dopo il cartello “chiuso per ferie”, a una settimana dalla riapertura, le mamme ne hanno trovato un altro: “chiuso per sciopero”».

E prosegue: «In precedenti occasioni era stata opportunamente concordata e garantita la presenza di qualche dipendente per non mettere in difficoltà le famiglie prive dell'ombrello familiare di nonni o parenti. Non tutti purtroppo dispongono di questo utile salvagente per gestire giornate già movimentate, “a prescindere” da ulteriori aggravi e problemi. Invece no, Susanna Camusso ordina lo sciopero generale e all'asilo tutti obbediscono.

E sia! Tutti i diciassette dipendenti dell'asilo hanno incrociato le braccia, mentre le mamme di più di quaranta bambini si sono dovute ulteriormente rimboccare le maniche. Certo, erano state avvisate cinque giorni prima dello sciopero, ma non è facile trovare chi è disposto a tenerti il figlio.

Ciò che stupisce con questi scioperi, di cui non nego il diritto, è la mancanza di solidarietà con le altre categorie deboli. Il venir meno di questo servizio pubblico non ha bloccato la catena di montaggio di un'azienda e quindi messo in difficoltà un ricco imprenditore, ma quella di un'impresa fragile e portante per il sistema Paese: la famiglia.

Famiglia che non si riesce a tutelare e, anzi, viene sempre più penalizzata. Le donne, soprattutto, sopportano tutto il peso del lavoro di “cura” il cui risparmio per lo Stato è talmente rilevante da non poter essere quantificato.

Il secondo aspetto che merita una riflessione è la posizione lavorativa di chi ha scioperato: tutti assunti a tempo indeterminato con contratto per Enti locali; quindi, in questi momenti di grande crisi, categoria privilegiata: posto sicuro e stipendio garantito! Le mamme che portano i bimbi al nido, invece, spesso hanno contratti a tempo determinato o a progetto e, assentandosi, rischiano il posto di lavoro.

Accade sempre più, purtroppo, che per le difficoltà economiche o per perdita del posto di lavoro, le famiglie ritirano i loro figli dall'asilo. Questo potrebbe creare problemi a tutti! Quindi se qualche educatore fosse rimasto sul posto di lavoro questo avrebbe inficiato la valenza dello sciopero generale? Non credo.

Però a Ferruccio de Bortoli è stato tolto il diritto a fornire informazione, alle nostre famiglie il diritto a poter usufruire di un servizio sociale essenziale».

Lettera firmata

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