Un pendolare va controcorrente
«Il degrado? Colpa dei passeggeri»

«Sono un pendolare che ogni giorno percorre le tratte Montello-Bg e Bg-Mi. Sì, le condizioni dei treni pendolari sono proprio disastrose. Ma credo che la causa principale di questi disagi sia da individuarsi nella sempre più dilagante maleducazione dei passeggeri».

«Sono un pendolare che ogni giorno percorre le tratte Montello-Bg e Bg-MI. Sì, le condizioni dei treni pendolari sono proprio disastrose. Avrei molti aneddoti da raccontare su questo tema, tanti da poterci scrivere un libro, ma cito solo l'ultima "avventura" occorsami lunedì 19 scorso, sul treno delle 7.02 per Milano: mi son trovato a viaggiare accanto ad un sedile che portava evidenti, umide e profumatissime tracce di urina!»

«Tuttavia - e qui farò arrabbiare molti pendolari - non mi sento di accusare la Regione piuttosto che Trenord, i Capotreno o le imprese di pulizia; ognuno di questi soggetti mi sembra che faccia, nel limite delle competenze, disponibilità e risorse economiche, quel che può fare».

«Credo che la causa principale di questi disagi sia da individuarsi nella sempre più dilagante maleducazione dei passeggeri. Ce l'ho con i tanti giovani vandali che con coltellini o pennarelli imbrattano e distruggono il patrimonio nostro; con gli studenti, anche universitari (nostri figli!!!), che appoggiano con disarmante regolarità i piedi, anche infangati, sul sedile opposto; e non li si può richiamare se non litigandoci!».

«Ce l'ho con chi banchetta regolarmente sui vagoni sbriciolando ovunque, gettando con naturalezza i rifiuti per terra e strofinando le mani unte e oleose sul tessuto dei sedili (scene quotidiane sulla tratta Bergamo-Brescia). E questi sono i nostri amici nord-africani».

«Ce l'ho con gli addetti alla sorveglianza che permettono che i clochard pernottino nei vagoni fermi nelle stazioni e utilizzino i sedili come wc. Ecco perché i treni sono sporchi e inagibili! Non diamo sempre la colpa alle Istituzioni!. Se non si torna ad educare, quella della pulizia sui treni sarà una battaglia persa. Grazie».

Matteo Colombi

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