Cavernago, «ex famiglie felici»
portano le chiavi di casa in Provincia

In un'urna le chiavi di casa, accompagnate dall'etichetta tricolore «ex famiglia felice di Cavernago». I cittadini le hanno consegnate ieri (insieme alle 1.251 firme raccolte, pari al 78% degli elettori del paese) all'amministrazione provinciale».

In un'urna le chiavi di casa, accompagnate dall'etichetta tricolore «ex famiglia felice di Cavernago». I cittadini le hanno consegnate ieri (insieme alle 1.251 firme raccolte, pari al 78% degli elettori del paese) all'amministrazione provinciale, rea (a loro avviso) di aver autorizzato un impianto per la produzione di energia elettrica da olio vegetale «proprio in mezzo alle nostre abitazioni. Ci vengano loro a vivere qui».

A lanciare la provocazione oltre una trentina di rappresentanti del comitato «F9» - che da tempo segue la vicenda - arrivati in Consiglio provinciale, dove, sul caso, si sono discusse due interrogazioni (una di Franco Spada dell'Idv e l'altra di Paolo D'Amico di Sinistra per Bergamo), anticipate (col consenso della maggioranza) nella scaletta dell'ordine del giorno, proprio per la presenza della delegazione in aula.

I consiglieri d'opposizione hanno chiesto «chiarezza. Come è stato possibile autorizzare la centrale in un'area residenziale?», assicurando che sosterranno la battaglia anche con i loro esponenti in Regione e Parlamento (come già fatto, tra l'altro, dal Pd con un'interpellanza del deputato Giovani Sanga).

La risposta della Provincia è arrivata dall'assessore all'Ambiente Pietro Romanò e dal presidente Ettore Pirovano. Confermando la massima disponibilità all'ascolto, hanno però ribadito due punti. Primo: «L'autorizzazione non è un atto politico, bensì tecnico che risponde a precisi iter e norme (particolarmente "favorevoli", trattandosi di produzione di energia da fonti rinnovabili)». Secondo: «Anche il Comune avrebbe dovuto esporsi di più e meglio in questa vicenda».

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