Imprenditore Sherlock Holmes
smaschera truffatori a Treviolo

Da titolare di un'azienda di materassi a novello Sherlock Holmes, con tanto di dottor Watson (il genero) a dargli man forte per smascherare i truffatori. Protagonista della vicenda Bernardo Brena, proprietario della ditta «Mondoflex» di Treviolo che produce reti e materassi.

Da titolare di un'azienda di materassi a novello Sherlock Holmes, con tanto di dottor Watson (il genero) a dargli man forte per smascherare i truffatori. Protagonista della vicenda Bernardo Brena, proprietario della ditta «Mondoflex» di Treviolo che produce reti e materassi.

Tutto è nato dalla telefonata ricevuta da una coppia di ottantenni che abita in via Mazzini a Bergamo, clienti dell'azienda. «La scorsa settimana sono stati chiamati da una persona che si è spacciata per il nuovo titolare della Mondoflex - spiega Brena -. Ha detto di aver rilevato l'azienda e di aver cominciato una serie di controlli sui prodotti venduti negli anni precedenti. La coppia ha fissato un appuntamento con i fantomatici agenti Mondoflex per il tardo pomeriggio dello stesso giorno».

La signora, però, insospettita da quella strana richiesta, ha fatto una telefonata alla Mondoflex per avere conferme. «Innanzitutto non ho venduto la ditta: sono ancora io il titolare - sottolinea Brena - e poi non abbiamo mai mandato agenti casa per casa a controllare i prodotti venduti anni prima. Siccome questo genere di truffe si era verificato anche nel marzo scorso, ho avvisato la nostra cliente che si trattava di un raggiro e mi sono messo d'accordo per andare a casa sua ed essere presente all'arrivo dei nostri presunti agenti».

Così il titolare della Mondoflex. insieme al genero, nel pomeriggio è andato a casa della coppia pronto ad affrontare i truffatori. All'ora stabilita hanno suonato alla porta due uomini italiani: «Appena sono entrati e ci hanno visti, sono rimasti spiazzati - racconta Brena -. La signora ha chiesto se erano i due agenti della Mondoflex e loro hanno negato. Hanno farfugliato qualcosa, dicendo che c'era stato uno sbaglio. Ne è nato un battibecco, loro mi hanno risposto che non erano tenuti a dirmi nulla e allora ho chiamato i carabinieri. Ho cercato di trattenerli il più possibile nell'attesa della pattuglia, ma non potevo certo costringerli a restare o rinchiuderli in casa. Così dopo un po' se ne sono andati, prima dell'arrivo dei carabinieri».

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