Figli di stranieri: si pubblicizzi
il loro diritto alla cittadinanza

La legge italiana dice che i figli di genitori stranieri nati in Italia possono chiedere la cittadinanza al raggiungimento del 18° anno di età. Ma non tutti sanno che se non lo fanno entro il 19° anno di età, il diritto va perso. Si muove la Lista Bruni.

La legge italiana dice che i figli di genitori stranieri nati in Italia possono chiedere la cittadinanza al raggiungimento del 18° anno di età. Ma non tutti sanno che se non lo fanno entro il 19° anno di età, il diritto va perso. Si muove la Lista Bruni.

Che, con il consigliere Nadia Ghisalberti, proporrà in Comune a Bergamo un ordine del giorno che impegna il sindaco a informare i ragazzi che ne hanno diritto.

Questo per evitare che «che ragazzi e ragazze nati in Italia, che hanno frequentato le nostre scuole, studiato Dante, le Alpi e il Risorgimento, che parlano l'italiano (qualcuno anche il dialetto), e che spesso hanno conosciuto solo il nostro Paese, si ritrovino a 19 anni nella condizione di stranieri»

Ecco il testo integrale del comunicato
«Ottenere la cittadinanza italiana è un percorso a ostacoli, difficile e lungo più che in altri paesi europei. La nostra classe politica, di ogni colore, non ha mai voluto affrontare con coraggio il tema della cittadinanza, un po' per calcolo elettorale e un po' per le paure che ancora suscita.
 
A cambiar qualcosa ci sta provando oggi la società civile con 19 associazioni che propongono due leggi di iniziativa popolare, per estendere il diritto di voto nelle elezioni locali ai cittadini stranieri e per semplificare le procedure per ottenere la cittadinanza affidandole ai Comuni. Il percorso si è avviato con la raccolta firme, spetterà poi al Parlamento decidere e i tempi non saranno brevi.

Intanto però c'è qualcosa che i sindaci possono fare subito. La legge italiana prevede che i figli di stranieri, nati in Italia e ininterrottamente residenti nel nostro Paese, possano ottenere la cittadinanza italiana al compimento dei 18 anni. E' un diritto che decade però al compimento del diciannovesimo anno di età. Con il rischio che ragazzi e ragazze nati in Italia, che hanno frequentato le nostre scuole, studiato Dante, le Alpi e il Risorgimento, che parlano l'italiano (qualcuno anche il dialetto), e che spesso hanno conosciuto solo il nostro Paese, si ritrovino a 19 anni nella condizione di stranieri, come un qualsiasi lavoratore appena giunto in Italia in cerca di lavoro.

Obbligati a chiedere il permesso di soggiorno e i successivi rinnovi vincolati ad un contratto di lavoro o all'iscrizione universitaria con obbligo di esami, pena il rischio di diventare clandestini e di essere rimandati nel Paese di origine dei genitori.

Non tutti sanno di questo loro diritto ed è quindi importante che siano informati, che sappiano di poter passare da cittadini di fatto a cittadini di diritto.

Bergamo è sempre più una città di anziani. I giovani sono una risorsa preziosa, e molti sono stranieri. Non possiamo permettere che si sentano esclusi dalla vita della città. Diamo loro i diritti di cui gode il cittadino italiano, condizione necessaria per sentirsi parte di una comunità e di condividerne quindi anche i doveri.

Sarebbe bello se il sindaco scrivesse una lettera ai ragazzi e alle ragazze stranieri nati in Italia e residenti in città al compimento dei 18 anni. Per informare i suoi “futuri cittadini” che hanno 12 mesi di tempo per cogliere l'opportunità della cittadinanza italiana. Li inviti a rivolgersi agli Uffici della Stato Civile per chiedere i documenti necessari per la domanda di cittadinanza.

E' questa la proposta che i consiglieri di minoranza rivolgono al Sindaco, con la speranza che sia accolta e votata nel prossimo consiglio comunale. Entrerebbe così nelle buone pratiche del Comune di Bergamo».
 

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