Una batteria che rivoluziona l'auto
L'ha inventata un bergamasco

Riccardo Signorelli, classe 1978, originario di Morengo, è stato inserito da Panorama nella top ten dei geni eredi di Steve Jobs. Signorelli è da 11 anni a Boston:  FastCap, la sua società, fa ricerca su una batteria per le automobili ibride.

«Due persone che lavorano insieme danno la rendita di cinque che lavorano individualmente». Riccardo Signorelli, 33 anni, originario di Morengo (dove vive ancora la sua famiglia) e americano d'adozione, è stato inserito da «Panorama» nella top ten degli innovatori che cambieranno il mondo dopo Steve Jobs. Per la cronaca, nella lista d'oro, è l'unico italiano e il terzo più giovane. «Interessante, ma credo che ci sia ancora tanto da fare», commenta con molta modestia, riassumendo in una formula il segreto del suo successo: «Componente tecnica, componente visionaria e "team work", la squadra prima di tutto».

Che cosa ha inventato questo ingegnere, con un diploma al «Pesenti» di Bergamo, una laurea al Politecnico di Milano, arrivato nel 2000 negli Usa per un dottorato di sei mesi e rimastoci undici anni (senza intenzione, per ora, di tornare in Italia), per meritare tale lusinghiera menzione? Semplificando per i profani, una rivoluzionaria batteria realizzata con nanotubi al carbonio, imbattibile nelle performance, per durata, velocità di caricamento e accumulo di energia. L'applicazione principale è alle auto ibride: abbattendo i consumi per chilometro/litro, rende più vantaggiosi questi mezzi, giustificandone i costi d'acquisto. «Il dottor Signorelli» - come lo chiama la gentile segretaria Sangeeta - risponde da Boston, dove ha sede FastCap, la società che ha fondato e di cui è amministratore delegato. Lo staff è composto da trenta persone provenienti da tutto il mondo e impegnati a implementare e commercializzare questa nuova tecnologia.

Il Dipartimento di energia (Doe) del governo americano ha stanziato 5,3 milioni di dollari (a cui se ne aggiungono altri 2 da investitori privati) per la ricerca del team capitanato dal bergamasco, vedendoci la possibilità di ridurre i consumi di carburante, delle emissioni inquinanti e ridare agli Usa la leadership energetica. «Stiamo cercando di ottimizzare i risultati, per abbassare al minimo pesi, volumi e costi della batteria. Sono già molti i segnali d'interesse da parte dell'industria automobilistica».

Riccardo parla appassionato del suo lavoro, cercando di renderlo il più comprensibile possibile e descrivendolo come l'affascinante risultato di un «ecosistema». «È il sistema di relazioni e di esperienze in cui un individuo è inserito che dà alle persone, come Steve Jobs, la possibilità di formare una visione e di cambiare la storia». E l'humus fertile si forma a partire dalla famiglia, da quel papà che, occupandosi per 40 anni di auto ed elettricità (seguendo tutta l'evoluzione della Magneti Marelli) e diplomatosi pure lui al «Pesenti», è stata la principale fonte d'ispirazione. Da una mamma che non è chioccia a tutti costi (tant'è che la sorella di Riccardo, Agnese, è architetto in Svizzera). «A 12 anni già aiutavo mio papà ad assemblare gli impianti elettrici, mi ha sempre coinvolto. Il mio background inizia qui». Poi la maturità all'indirizzo elettrico dell'istituto tecnico cittadino, a cui Riccardo è molto affezionato: «È stato nell'interazione con professori e altri studenti, che si è formato l'acume tecnico». Il completamento con l'educazione ingegneristica all'università d'eccellenza milanese, infine l'arrivo al Mit (Massachusetts institute of technology) e l'incontro folgorante con John Kassakian, direttore del mitico Lees (Laboratory for elecromagnetic and electronic systems), attualmente consulente di FastCap.

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