A2A, il Pd: «Rischio svendita
Cronica indecisione della Giunta»

Comunicato delle minoranze: l'urgenza di vendere subito una parte delle azioni A2A è frutto della cronica incapacità decisionale della Giunta che per mesi ha tergiversato sulle reali condizioni del bilancio. Vendere oggi vuol dire subìre gravi danni economici.

Alla fine di settembre le minoranze, nella consapevolezza della grave situazione finanziaria anche del comune di Bergamo, avevano aperto al confronto con la Giunta e la maggioranza, offrendo la propria collaborazione per l'individuazione dei rimedi adeguati.

Sindaco e capogruppo del Pdl allora, a parole, avevano accolto positivamente questa disponibilità. Nei fatti l'hanno però respinta: apprendiamo infatti dai giornali della decisione di vendere una parte delle azioni A2A.

È vero che la proposta sarà dibattuta in consiglio comunale, ma la decisione è stata presa senza alcuna informazione e confronto preventivo. L'urgenza (che va motivata) di vendere subito una parte delle azioni A2A è però frutto della cronica incapacità decisionale della Giunta che per mesi - al di là dei noti e risaputi vincoli del patto interno di stabilità - ha tergiversato sulle reali condizioni del bilancio e ha accumulato un ritardo sul programma di alienazioni immobiliari.

Se la Giunta si fosse premurata per tempo di mettere fieno in cascina vendendo il patrimonio immobiliare non strategico, invece di aspettare la (tardiva) approvazione del bilancio preventivo ad aprile 2011, oggi non saremmo in queste condizioni.

Vendere A2A oggi, in fretta e furia, comporta notevoli danni economici per il Comune:

1) le azioni hanno perso il 10% del valore rispetto a 1 mese fa e il 26% rispetto a 6 mesi fa e oggi sono quotate solo 0,89 euro. Vendere oggi vuol dire svendere nel momento peggiore, in una fase di gravissima turbolenza dei mercati azionari legata alla crisi dell'euro e all'attacco speculativo contro l'Italia;
2) vendere le azioni significa rinunciare ad una parte rilevante dei dividendi (fino ad 1 milione di euro sui 6 messi a bilancio nel 2011) aprendo un'ulteriore voragine nel bilancio di parte corrente. La conseguenza sarà la necessità di recuperare queste risorse aumentando le tasse o tagliando i servizi;
3) vendere le azioni a novembre 2011 anziché a gennaio 2012 vuol dire rinunciare al contributo statale istituito con il decreto-legge 138/2011 che stanzia 500 milioni di euro per gli enti territoriali che venderanno le proprie partecipazioni azionarie nel 2012-2013. Vuol dire, in pratica, rinunciare a qualche milione di euro utilizzabile in investimenti infrastrutturali: una scelta decisamente sconcertante, in una fase di gravissime ristrettezze di bilancio. Bisogna considerare anche il fatto che nel 2012 il patto di stabilità sarà ancora più severo (fino a 12 milioni secondo l'IFEL-ANCI). Vendere oggi a novembre 2011 vuol dire rinunciare a possibili incassi che nel 2012 rischiano di essere cruciali per tentare di rispettare il Patto di stabilità.

È necessario che la scelta di vendere le azioni A2A - l'ultimo «gioiello di famiglia» del patrimonio comunale - venga discussa nel modo più approfondito possibile in Consiglio comunale.

Per noi al primo posto vengono gli interessi della città. Dal sindaco pretendiamo un'ammissione di responsabilità sugli inaccettabili ritardi che ci hanno portato in questa condizione e vogliamo capire fino in fondo i pro e i contro della tempistica e del merito di questa operazione.

I gruppi di minoranza Comune di Bergamo

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