Oggi l'addio al papà delle Cornelle
Dagli alpini un momento di ricordo

Nel pomeriggio si svolgeranno i funerali di Angelo Ferruccio Benedetti, storico fondatore del Parco delle Cornelle di Valbrembo. Benedetti, 72 anni, soffriva ormai da tempo per un male incurabile. Prima del funerali gli alpini hanno organizzato un momento celebrativo.

Nella chiesa parrocchiale di Palazzago, nel pomeriggio di lunedì 14 novembre, si svolgeranno alle 15 i funerali di Angelo Ferruccio Benedetti,
storico fondatore del Parco delle Cornelle di Valbrembo. Benedetti, 72
anni, soffriva ormai da tempo per un male incurabile. Proprio nello
scorso aprile c'era stata una grande festa per i 30 anni del parco. Prima del fuenrale, però, gli alpini trasporteranno la salma di Benedetti dalla sua abitaizone in località Roccola alla cappelletta che il papà delle Cornelle aveva costruito proprio per gli alpini e sempre in Rocola. Qui è previsto un momento di ricordo con le canzoni tipiche delle penne nere. Poi il trasporto della salma alla chiesa di Palazzago.

Benedetti era un alpino e amava gli alpini, così come amava gli animali. Il trentennale del parco era stato un momento di grande festa, coincisa con l'inaugurazione dell'Isola di Aldabra, una ricostruzione dei profumi tropicali dell'atollo corallino emerso nel quadrilatero delle isole Seychelles, ora inserito all'interno di una serra di 1.000 metri quadrati avvolta dalla vegetazione del parco. «La realizzazione di questo nuovo progetto è il frutto di una grande passione, ancor prima che di un lavoro - aveva raccontato il fondatore - e dimostra l'intenzione di continuare a crescere e di migliorare». Benedetti, insieme alla moglie Luigina, aveva creduto in questo parco fin dal lontano 1981: avevano iniziato con pochi animali per progressivamente allargare sempre più gli spazi e accrescere la flora e la fauna del parco.

La missione è sempre rimasta costante: animali in ampi spazi, salvaguardandoli ed educando bambini e adulti al loro rispetto. Ecco perché il Parco delle Cornelle è diventato famoso, superando i confini provinciali.
Secondo Angelo Ferruccio Benedetti dovevano essere i sassi levigati dalle correnti del fiume Brembo a battezzare con il nome «Le Cornelle» l'area di 100 mila metri quadrati che si approssima lungo la sua sponda orientale: un toponimo locale che racchiude da ormai trent'anni una cultura zoologica eterogenea.

Correva l'anno 1981 quando Benedetti realizzò il primo parco faunistico della Bergamasca, con lo scopo di sensibilizzare il rapporto tra l'uomo e l'animale in spazi ampi ma, soprattutto, di libertà. Di primo acchito colpiscono le staccionate basse e semplici, la vegetazione rigogliosa e variegata, che permettono di far coesistere specie animali provenienti da tutto il mondo.
La gestione del parco era passata da tempo nelle mani del figlio Emanuele Benedetti, ma le finalità sono rimaste invariate. Conservazione, ricerca ed educazione fanno da sempre parte dell'iter gestionale delle Cornelle, rendendolo più di un semplice parco.

Un primo salto di qualità fu alla fine degli anni Ottanta, con l'adesione del parco a progetti internazionali di conservazione delle specie animali in fase d'estinzione: dalla testuggine delle Seychelles (in gergo, la tartaruga gigante) alla tigre bianca del Bengala, più presente nei romanzi di Emilio Salgari che non nel suo habitat.
Ad ampliare il servizio di preservazione delle specie è l'arrivo di un gruppo di ghepardi e di tre esemplari di leone bianco nel 2006, e di una coppia di rinoceronti bianchi nel 2008. Ad oggi l'area faunistica enumera 120 specie di animali, classificabili in mammiferi, volatili e rettili, con un record che fa scuola all'Europa: il maggior numero di giraffe sud-africane arrivate tra il 1989 ed il 2000.

Le altre branche attive condotte dalle Cornelle riguardano progetti di ricerca scientifica in collaborazione con l'Università di Milano e di Makerere in Uganda; nella fattispecie lo studio del repertorio vocalico del pappagallo cenerino e la partecipazione ad un piano internazionale per il reinserimento delle orici dal corno a sciabola in Tunisia.
Infine il percorso educativo, atto a sensibilizzare le persone sin dall'infanzia a questa realtà faunistica: fondamentale, quindi, l'apporto di équipe di biologi e naturalisti, oltre alla rete di comunicazione con le scuole.

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