Prima tentano di evadere il fisco
Poi si ravvedono e pagano 13 milioni

Sette aziende bergamasche hanno tentato di sottrarsi al pagamento delle imposte in Italia. Pizzicate da Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno poi pagato spontaneamente 13 milioni di euro.

Operavano nella distribuzione del Made in Italy, ma avevano preferito un «vestito» estero per le loro società operative. Le sette aziende bergamasche coinvolte - cinque, di cui due che facevano capo a due società - avevano trasferito la residenza in diversi Paesi oltre confine, dal Medio Oriente agli Stati Uniti, al solo scopo di sottrarsi al pagamento delle imposte in Italia. La vicenda si è conclusa con l'emissione di oltre 50 avvisi di accertamento e il pagamento spontaneo di 13 milioni di euro, già versati allo Stato.

I controlli sono partiti dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo che ha effettuato un primo rilevante lavoro di polizia economico-finanziaria da marzo 2010 al giugno 2011 in grado di ricostruire le relazioni fra le varie società e i ricavi conseguiti da ciascuna di esse. Successivamente il dossier è stato trasmesso alla Direzione Provinciale dell'Agenzia delle Entrate di Bergamo per la valutazione degli spunti investigativi raccolti dalle Fiamme Gialle e la ricostruzione dei redditi effettivi da tassare.

Il periodo esaminato comprende un arco temporale di dieci anni, dal 2000 al 2010. Alla prima fase di indagine è seguita un'ingente analisi documentale che ha impegnato i funzionari dell'Agenzia per circa un mese. In particolare, per la ricostruzione del reddito effettivo sulla base dei ricavi, è stato condotto uno studio comparato che ha tenuto in considerazione i volumi e la redditività conseguiti da oltre una ventina di società simili, per settore e dimensioni, alle aziende controllate. Tassello dopo tassello, grazie all'ausilio di diverse banche dati, l'ufficio controlli della Direzione Provinciale ha analiticamente individuato gli elementi attivi e passivi che hanno portato alla formulazione dei redditi per ogni singola società facente capo a 5 figure residenti nella Bergamasca.
La ricostruzione dei redditi è stata tanto convincente che i contribuenti hanno optato per il pagamento in acquiescenza della considerevole somma di 13 milioni di euro.

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