Disabili, famiglie in assemblea
«I voucher non bastano»

«Dare un voucher alla famiglia di un disabile è come consegnare a un ammalato i ferri chirurgici e pretendere che si operi da solo». L'ex presidente dell'Anffas, non usa giri di parole: il voucher è il segno del disinteresse del settore pubblico.

«Dare un voucher alla famiglia di un disabile è come consegnare a un ammalato i ferri chirurgici e pretendere che si operi da solo». Armando Malfante, ex presidente dell'Anffas (Associazione famiglie di persone con disabilità intellettivi e relazionale), non usa giri di parole: il voucher è il segno del disinteresse del settore pubblico nei confronti della disabilità.

Il dibattito è nato nell'assemblea annuale dell'Anffas, domenica mattina alla Casa del giovane. La direzione presa dalla Regione da circa un decennio è quella di accreditare enti privati, nella maggior parte dei casi senza fini di lucro, per la presa in carico dei disabili.

«Il voucher non consiste di soldi al posto di servizi – ha spiegato Gennaro Esposito, responsabile del servizio disabili dell'Asl di Bergamo –, ma è un riconoscimento economico per accedere alle prestazioni fornite dai diversi enti, tra cui si può scegliere».

In agosto un decreto della Regione ha stanziato fondi per nuovi voucher rivolti a situazioni complesse, destinati soprattutto all'assistenza domiciliare. «Non vorrei che si tornasse a vecchie forme di assistenzialismo in cui la famiglia, sempre più debole nei confronti dell'amministrazione, deve andare in comune a chiedere soldi. Mi spaventa anche che in questo settore entrino privati in cerca di profitto: il pubblico deve mantenere un ruolo rilevante», è la posizione di Domenico Tripodi, presidente dell'Anffas di Bergamo.

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