La Corte boccia i referendum
Scontro Di Pietro-Napolitano

La Corte Costituzionale ha bocciato i due quesiti del comitato promotore del referendum sulla legge elettorale. Respinti sia quello che chiedeva l'abrogazione totale del Porcellum sia l'altro che ne sollecitava l'abrogazione parziale.

La Corte Costituzionale ha bocciato i due quesiti del comitato promotore del referendum sulla legge elettorale. Respinti sia quello che chiedeva l'abrogazione totale del Porcellum sia l'altro che ne sollecitava l'abrogazione parziale. La sentenza, fa sapere la Consulta, sarà depositata entro i termini previsti dalla legge.

Immediati i commenti. Di Pietro ha parlato di una «rischiosa deriva antidemocratica, una decisione per fare un piacere al capo dello Stato e alle forze politiche».

Subito una reazione indignata del Colle: «Insinuazione volgare e del tutto gratuit». Bersani ha commentato con un «certo non possiamo gioire ma rispettiamo la decisione. Ora tocca al Parlamento agire. Noi siamo impegnatissimi a cambiare la legge Calderoli».

«Avevamo detto fin dall'inizio - ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto - che non c'era una base costituzionale seria. La situazione adesso è stata chiarita e le forze politiche avranno tutto il tempo per una generale riforma costituzionale, dei regolamenti parlamentari, e anche di aprire un confronto sulla legge elettorale».

«La decisione della Corte Costituzionale sui referendum - dichiara il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino - deve spingere il Parlamento ad occuparsi subito di una nuova legge elettorale, dando risposta alla richiesta venuta da oltre un milione di italiani. Serve una legge elettorale che restituisca agli italiani la possibilità di scegliere i loro deputati e senatori».

Il segretario nazionale del Partito Liberale Stefano de Luca ha accolto «con stupore»: «Per la prima volta nella storia della Repubblica, la Corte Costituzionale - si legge in una dichiarazione - ha assunto una decisione palesemente influenzata dai tre maggiori partiti italiani rappresentati in Parlamento, tutti schierati contro il referendum».

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