Bossi e Maroni a Bergamo
E la pace tra i due è fatta

Standing ovation del Centro congressi strabordante, sabato sera 4 febbraio, sia per Umberto Bossi sia per Bobo Maroni. Sorrisi e canzoni (da Van De Sfroos agli U2) per la «pax bergamasca» tra i due.

Standing ovation del Centro congressi strabordante, sabato sera 4 febbraio, sia per Umberto Bossi sia per Bobo Maroni. Sorrisi e canzoni (da Van De Sfroos agli U2) per la «pax bergamasca» tra i due. Accanto, sul palco, c'è il padrone di casa Roberto Calderoli. Le acque interne sono tornate serene, dicono i big del Carroccio, e quindi il bersaglio è ancora una volta il governo Monti.
«Entro il 15 "go home", a casa lui e chi lo sostiene», è categorico Calderoli. Mentre sul fronte regionale c'è una tregua: «Per adesso si va avanti con Roberto Formigoni», è il dietrofront del segretario federale, che in piazza Duomo aveva minacciato di staccare la spina al Pirellone.

Il tema del rapporto con il Pdl è altalenante per tutta la serata. Se dal senatore ex ministro della Semplificazione normativa partono le bordate («Il Pdl non sa cosa gli capita se prova a candidare un siciliano a casa nostra»), più soft i toni dell'ex titolare del Viminale, ricordando quello che il segretario provinciale Cristian Invernizzi definisce il «bunga bunga contro le mafie». «Ora noi e il Pdl siamo su sponde opposte, e noi siamo su quella giusta – afferma Maroni –. Ma da ministro ho sempre avuto un sostegno leale da parte di Berlusconi e del suo partito, con i quali abbiamo ottenuto i più grandi successi di questo Paese contro le mafie. Spero che Berlusconi si ravveda e capisca il danno che sta facendo. In ogni caso noi andremo avanti per la nostra strada, con la forza e il coraggio delle nostre idee e del nostro programma. Risolte le nostre questioni – Maroni mette a tacere ancora una volta le polemiche – siamo pronti a partire all'attacco per far vincere la Lega sotto la guida del suo grande capo Bossi».

Si batte il tasto dei lavoratori («Al governo abbiamo tirato un altro trabocchetto, in Parlamento dovranno dire cosa pensano dell'articolo 18, se stanno con la Marcegaglia che li ha messi lì oppure no») e delle pensioni («Il ministro Fornero ha pianto presentando le riforme, ma non sa cosa vuol dire avere pensioni da pianto»). Si fa un excursus sulla legge elettorale: «Se vogliono toccarla per far fuori la Lega, ricordiamo agli alleati che dopo essere stati in piazza Castello a protestare, c'è anche piazzale Loreto». «Padania libera» Con il primo obiettivo della «Padania libera» (o dell'«Europa dei popoli», come la chiama Andrea «Gibo» Gibelli, attuale vice di Formigoni, ma presentato dai suoi come «il vero presidente della Regione Lombardia»), refrain intonato dalla platea con un più sporadico «Secessione».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 5 febbraio

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